Credit Suisse ha identificato 4 punti cruciali che potrebbero portare a un’altra crisi in Europa.
L’Unione europea sembra trovarsi in una crisi costante dal 2008, quando il sistema finanziario mondiale è collassato: la crisi del debito sovrano, la Grecia, la crisi dei rifugiati e ora Brexit.
In una nota chiamata "Global Equity Strategy" e spedita ai suoi clienti questa settimana, la banca d’investimenti ha dice: “La maggior parte dei clienti statunitensi crede che ci sarà un’altra fiammata di crisi politiche/economiche europee.”
La nota ha segnalato in particolare quattro eventi chiave che potrebbero scatenare un’altra crisi per il gruppo di 28 (presto 27) nazioni. Eccole:
1. Il referendum costituzionale in Italia - autunno
Il primo ministro Matteo Renzi sta provando ad apportare delle modifiche costituzionali che riformeranno il senato italiano, riducendone le dimensioni e privandolo del suo potere legislativo. L’obiettivo è rendere i governi in Italia più stabili. Ad ogni modo, Credit Suisse dice che se Renzi perde il referendum d’autunno si dimetterà e “gli investitori temono che Renzi sarà sostituito da una coalizione guidata dal Movimento 5 Stelle”, le cui posizioni anti-establishment e anti-Ue potrebbero spingere verso un referendum sull’Ue simile a quello britannico.
Ma Credit Suisse dice:
“Se Renzi si dimette l’esito più probabile è un’amministrazione tecnocratica fino alle prossime elezioni generali che si terranno a maggio 2018.”
2. Le elezioni presidenziali in Francia - aprile/maggio 2017
Scrive Credit Suisse:
“Marine Le Pen, la [candidata [del partito di estrema destra] Front National](/analytics/2015-12-11/marine-le-pen-e-piu-pericolosa-di-donald-trump/) (che vuole tenere un referendum sull’adesione all’Ue), è l’attuale favorita nel primo turno delle elezioni (circa il 29% dei voti secondo i sondaggi più recenti). Sebbene si tratti di una preoccupazione diffusa, notiamo che secondo i sondaggi recenti lei finirebbe col perdere al secondo turno sia contro Nicolas Sarkozy che François Hollande. Crediamo che le elezioni nazionali sia combattute sia su temi interni che legati all’Ue.”
3. L’accordo dell’Unione europea con la Turchia - in corso
Dice Credit Suisse:
“Questo accordo potrebbe interrompersi se verranno apportate alcune modifiche al processo giudiziario turco o se l’Ue farà marcia indietro in modo troppo deciso rispetto all’impegno di concedere ai cittadini turchi accesso senza bisogno di visti (l’accordo originario prevedeva che l’Ue donasse alla Turchia 6 mld di € e l’esenzione dei visti in cambio della disponibilità da parte della Turchia a ricevere “tutti i nuovi migranti irregolari” provenienti dalla Grecia). Questo, secondo il think tank SAT, potrebbe portare dentro l’Unione europea un numero compreso tra gli 1,8 e i 6 miliardi di immigrati e, con tutta probabilità, darebbe il vento in poppa ai partiti populisti.”
4. La crisi del sistema bancario italiano - in corso
Le banche italiane sono in cattive acque, con grosse quantità di crediti deteriorati che deprimono i loro titoli e le richieste per ottenere un possibile bailout di stato che potrebbe violare le leggi dell’Ue. Credit Suisse dice che i suoi clienti sono preoccupati di un possibile effetto spillover e delle implicazioni della crisi per il resto d’Europa - potrebbe trasformarsi in un’altra versione della crisi del debito sovrano del 2012?
La banca non la pensa in questo modo:
“I nostri economisti stimano il funding gap a solo 40 mld € (2,1% del PIL) mentre per il nostro team del settore bancario si tratta di non meno di 30 mld di €.”
Infine Credit Suisse aggiunge:
“Molti clienti statunitensi credevano che Brexit avrebbe significato la fine dell’euro… Le fughe di capitale sono vicine a livelli record e le valutazioni sono tornate ai minimi registrati durante la crisi della Grecia.”
HSBC ha segnalato in una nota recente che le fughe di capitale dai titoli europei nella prima metà dell’anno sono le più alte di sempre, con 129 mld di ritirati nei primi 6 mesi del 2016.
Le cose non promettono nulla di buono.