Due casi che illustrano la crisi del sistema bancario italiano
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28 luglio 2016

Un paio di casi esemplificativi di come mai le banche italiane sono arrivate ad avere 360 miliardi di euro di crediti deteriorati.

In Italia il settore bancario è in crisi.

Con l’avvicinarsi dei risultati sugli stress test delle banche europee - che potrebbe essere rivelarsi un momento decisivo per le fragili istituzioni finanziarie italiane - vale la pena guardare perché adesso il paese si trova in questo stato. Tra i motivi:

  • Una banca concedeva prestiti alle persone solo se queste ne acquistavano titoli azionari.
  • La banca al cuore della crisi ha prestato denaro a una piccola impresa guidata da gente senza esperienza nel settore d’appartenenza.

Il settore finanziario italiano subisce un’eccedenza di crediti deteriorati (detti anche non performing loans o crediti in sofferenza), ovvero prestiti dati dalle banche a persone la cui capacità di restituirli è discutibile e che come risultato hanno un alto tasso di default.

Si stima che la quantità totale di crediti deteriorati che pesa sulla banche italiane sia circa di 360 miliardi di euro. È così grande che ad aprile il governo ha dovuto obbligare dirigenti delle banche, la Cassa Depositi e Prestiti e investitori a mettere 5 miliardi di euro in un fondo di salvataggio per le sue banche più deboli. Il fondo salva banche Atlante è stato creato per comprare i cosiddetti crediti in sofferenza dagli istituti di credito e investire nei loro titoli nella speranza che delle banche rivitalizzate concedano più credito alle imprese e diano una spinta alla crescita.

Questa mossa è riuscita ad allentare i timori su alcune banche, ma il valore del fondo è attorno l’1,4% del cumulo nazionale di crediti deteriorati. Comunque lo si guardi - nonostante le buone intenzioni - Atlante non risolverà i problemi dell’Italia.

La causa della crisi bancaria italiana in un grafico

Negli ultimi giorni sono state pubblicate diverse notizie che documentano l’impatto della crisi bancaria. Ci sono esempi illuminanti che mostrano con la forza tipica degli aneddoti come mai il sistema finanziario italiano sia messo così male e perché il problema dei crediti in sofferenza sia andato fuori controllo negli ultimi anni.

Cattive abitudini

Per prima cosa, c’è un articolo del Guardian sulle difficoltà della Banca Popolare di Vicenza, che ha fallito nel suo tentativo di aumentare il suo capitale attraverso un'IPO a inizio 2016, nonostante sia stata una delle banche aiutate dal fondo Atlante.

The Guardian racconta la storia di un cameriere 43enne, Francesco Bertolda, ritenuto idoneo a ricevere assistenza finanziaria da parte di BPV per “prestiti destinati a ogni cosa dalle case a macchine e imprese”, secondo quanto riferisce il giornale. Bertolda, ad ogni modo, venne comunque a sapere che avrebbe potuto ricevere questo tipo di aiuto solo se lui e il padre - che a sua volta cercava dei prestiti - avessero comprato azioni della banca per almeno 6.000 euro.

È difficile valutare esattamente quali altri condizioni doveva rispettare Bertolta per ottenere il suo prestito, ma l’idea che un prestito da una grande banca sia concesso a condizione dell’acquisto di titoli nella stessa banca è alquanto strana.

Il secondo esempio esempio di perché le banche italiane siano in questo stato è apparso martedì sul Financial Times.

James Politi e Davide Ghiglione del FT hanno raccontato la storia di Roberta Tonelli e del marito husband Claudio. Verso il 2006, la coppia ottenne un prestito da Monte dei Paschi di Siena — la banca più vecchia del mondo e al centro della crisi italiana.

Il prestito di Tonelli ammontava a 800.000 euro e fu concesso affinché la coppia potesse comprare un agriturismo nelle colline toscane per vivere quella che lei chiamava “una vita più tranquilla”.

Né Tonelli né suo marito avevano lavorato nel settore in precedenza. Lei vendeva scarpe e lui era un non meglio specificato “dipendente municipale”. In pratica la banca ha concesso un prestito enorme a qualcuno per gestire un business in cui non sembrava non avere alcuna vera esperienza.

Come scrive l’articolo del Financial Times:

“L’incapacità di Tonelli di ripagare MPS non è solo una triste storia di un prestito finito male. È emblematica della quantità gigantesca di crediti deteriorati lordi - valutati attorno i 360 mld di € - che pesano sul sistema bancario italiano e sull’economia italiana sin dalla recessione.”

Resta da vedere quello che accadrà nel settore finanziario della quarta economia più grande del mondo, ma liberare il paese dal suo problema di crediti in sofferenza sarà fondamentale per la sua futura prosperità.

Le stesse banche del paese si sono ficcate da sole in questo guaio concedendo prestiti con noncuranza a candidati non adatti, ma adesso appare sempre più probabile che saranno i politici a doversene occupare.

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