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In seguito agli attacchi terroristici del 2003 ad opera dei nazionalisti a Riyadh, in Arabia Saudita, l'allora principe ereditario Abdullah ha sostenuto che la disoccupazione giovanile fosse la più grande sfida del regno.

Dopo 13 anni il problema sussiste ancora ed è un problema abbastanza urgente per lo stato arabo.

Helima Croft, capo delle strategie per le materie prime presso RBC Capital Markets, ha detto a Business Insider in un'intervista martedi:

"Abdullah ha individuato la disoccupazione giovanile come la sfida numero 1 per la sicurezza dell'Arabia Saudita, e lo è. Questo è il tallone d'Achille della Arabia Saudita: la questione su come trattare la sua popolazione giovane."

Circa i due terzi della popolazione saudita è sotto i 30 anni, ma circa il 30% della popolazione tra i 15 e i 24 anni è senza lavoro, secondo una stima del 2014 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro. Inoltre, circa il 27% della popolazione è sotto i 14 anni, il che implica che l'Arabia Saudita avrà bisogno di creare un sacco di nuovi posti di lavoro nel prossimo futuro. E così, in questo mercato del lavoro, la domanda è: come questi numerosi giovani disoccupati occuperanno il loro tempo, se non hanno un lavoro? Ha detto Croft:

"E' il problema dei giovani uomini disoccupati che sono inattivi. Non possono sposarsi. Non hanno posti di lavoro. In Medio Oriente questi giovani, senza lavoro, senza nulla da fare, senza soldi, sono i primi a finire nelle mani dei gruppi estremisti. E' una piccola frazione quella dei giovani disoccupati che hanno aderito gruppi come l'Isis, ma basta che una piccola frazione si unisca a questi gruppi e i danni per il Paese saranno enormi".

In particolare, i sauditi costituiscono il secondo gruppo di nazionalità straniera combattente per l'Isis, secondo un rapporto di dicembre 2015 stilato dal Gruppo Soufan.

Croft ha continuato:

Guardo l'Arabia Saudita e penso: "Beh, noi abbiamo quei periodici attacchi dell'Isis nel Paese ... questi attacchi di basso livello nelle province orientali, dove vivono gli sciiti o ai confini con lo Yemen". Ma cosa succederebbe se accadesse qualcosa di più grave in Arabia Saudita? Questo è quello che mi preoccupa di più. Un reale incidente che minacci qui la sicurezza.

Ma la questione della disoccupazione giovanile non è limitata all'Arabia Saudita. In realtà è un grosso problema in molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.

Un rapporto del 2015 da parte dell'ILO stima che i tassi di disoccupazione giovanile in quelle regioni hanno registrato un andamento in salita in seguito alla crisi finanziaria globale, e ora sono circa il 30% in entrambi.

E se il 30% non suona come un numero molto elevato, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro precisa che ci sono circa 75 milioni di giovani senza lavoro nel mondo arabo, un numero pari a circa le popolazioni di Francia e Grecia messe insieme.

L'istruzione e altri programmi di assistenza al lavoro sono stati implementati in molti stati del Nord Africa e del Medio Oriente, e i giovani della regione stanno "facendo bene in termini di istruzione universale", ciò vale anche per le donne. Ma nonostante ciò, i tassi di disoccupazione giovanile nella regione sono aumentati da quando è iniziata la crisi finanziaria globale.

Questo contrasta con le altre regioni del mondo, che hanno visto i tassi della disoccupazione della gioventù diminuire o almeno rimanere relativamente stabile nello stesso arco di tempo.

"L'alto tasso di disoccupazione persistente sia tra i giovani che tra gli adulti nelle regioni arabe denota problemi strutturali con radici profonde che non possono essere risolti solo con politiche di riforme parziali", dice il rapporto dell'ILO.

In particolare, la correlazione tra i tassi di disoccupazione e la mancanza di opportunità di lavoro e l'unirsi a gruppi militanti terroristici è purtroppo evidente in alcuni di questi paesi.

Un ragazzo sventola la bandiera dell'Isis, Raqqa, 29 giugno 2015, PH REUTERS/Stringer

L'Asda Burson-Marsteller Arab Youth Survey nel 2016 ha intervistato 3500 uomini e donne arabe di età compresa tra i 18 e i 24 anni e ha scoperto che i giovani arabi credono che la mancanza di posti di lavoro e di opportunità sia il motivo principale per cui le persone si uniscono all'Isis, detto anche lo Stato islamico, ISIL o Daesh.

Il sondaggio ha anche riscontrato che la preoccupazione per la mancanza di opportunità di lavoro è ancora un problema enorme in tutti i 16 Paesi esaminati, dove solo meno della metà degli intervistati (44%) si è trovata d'accordo con l'affermazione "ci sono buone opportunità di lavoro nella zona in cui vivo."

Uomini che aspettano davanti un'agenzia di collocamento per il lavoro a Sanaa, Yemen. PH Reuters/Mohamed al-Sayaghi

E la cosa che colpisce di più è un altro risultato, secondo cui questa preoccupazione è particolarmente elevata nei paesi in cui l'Isis ha attivamente reclutato più giovani, secondo il Youth Survey arabo: solo il 2% dei giovani yemeniti, il 7% dei libici, il 21% dei libanesi, il 28% dei tunisini, e il 39% degli iracheni credono di avere buone opportunità di lavoro disponibili nei loro paesi.

Croft ha detto a Business Insider:

" E' una delle sfide centrali di molti paesi. Sono i "ragazzi perduti". Questi giovani non hanno nulla da fare. Sono giovani alienati e isolati disponibili al reclutamento, sia che si tratti del gruppo militante in Nigeria sia si tratti di un datore di lavoro come l'Isis. Dà loro un senso di appartenenza, dà loro un senso di comunità".

Un altro dettaglio interessante emerso dal Youth Survey arabo è che, per il quinto anno consecutivo, i giovani arabi vedono gli Emirati Arabi Uniti come il primo paese in cui vivere e il primo paese tra le loro nazioni che possa competere con Stati Uniti, Germania, Arabia Saudita, Canada, Francia, e Regno Unito.

Inoltre, gli intervistatori hanno rilevato che i termini e le associazioni più frequenti con gli Emirati Arabi Uniti erano "sicuri", "un'economia in crescita", "una vasta gamma di opportunità di lavoro," e "generoso stipendio."

"La popolarità degli Emirati Arabi Uniti è probabilmente un riflesso del suo status di paese modello, sicuro, un'oasi di pace politica ed economica", hanno osservato i ricercatori. "Lo stato del Golfo ha sviluppato un'ottima reputazione grazie alla sua economia solida e diversificata, che incoraggia un atteggiamento del 'si può fare' tra i suoi residenti ed è rispettoso della diversità religiosa e culturale."

Gli Emirati Arabi Uniti sono il modello che i giovani ammirano di più perché hanno sempre trovato un modo per diversificarsi, sia nel settore alberghiero, che in quello dei trasporti, oltre ad avere l'olio prodotto in Abu Dhabi. È quel modello che i giovani di tutto il mondo arabo guardano e dicono: "Dio, questo è il nostro sogno: vivere in un paese come gli Emirati Arabi Uniti".

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