Francia e Italia potrebbero essere i prossimi disastri economici in Europa
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31 maggio 2016

Crescita bassa, disoccupazione e debito pubblico strabordante: Italia e Francia sono malate e non c'è alcuna cura in vista.

Certe malattie attaccano le parti periferiche prima di dirigersi verso gli organi vitali. A seguire una traiettoria simile è la crisi del debito europea, muovendosi sempre più vicino al cuore. Italia e Francia sono ora particolarmente vulnerabili.

I difensori sostengono che Italia e Francia sono delle grandi nazioni moderno, con un pedigree invidiabile economico. Sono rispettivamente la tredicesima e nona economia nel mondo; il prodotto interno lordo pro capite nel 2014 è stimato a 34.500 euro e 40.400 euro.

Hanno grandi popolazioni, una forza lavoro istruita e produttiva, infrastruttura ben sviluppata e un capitale economico e sociale considerevole. Entrambi i paesi sono delle importanti potenze agricole e industriali, forti nei prodotti tecnici avanzati, beni di lusso, lavorazione del cibo, medicine e moda. Entrambi sono esportatori importanti e destinazioni turistiche di punta.

La Francia ha anche prospettive demografiche favorevoli, con un tasso di natalità appena sopra il livello di sostituzione principalmente tra la popolazione di migranti. Sono semplicemente troppo grandi per fallire.

Italia e Grecia tra sofferenza e ripresa economica

Ma Italia e Francia condividono problemi di crescita lenta, disoccupazione, finanze pubbliche in cattivo stato e problemi strutturali.

Hanno trovato difficoltà nel riformare e affrontare un ambiente politico sempre più duro.

Debito e competitività

Il debito totale dell’economia reale italiana (ovvero pubblico, delle famiglie e delle imprese) è attorno il 259% del PIL, fino al 55% dal 2007. Questo ignora pensoni e obblighi sanitari, così come impegni contingenti ai bailout dell’eurozone. Il debito aumenterà velocemente a livelli critici senza un’azione correttiva.

Francia e Italia non possono evitare una crisi finanziaria in un ambiente di bassa crescita e bassa inflazione. La crescita del PIL reale dovrebbe essere circa il doppio delle attuali previsioni per stabilizzare e ridurre il rapporto deficit/pil. L’intervento fiscale necessario per iniziare a ridurre il debito pubblico è attorno il 2% del PIL, che potrebbe creare la crescita necessaria per ridurre l’influenza.

Una combinazione di debole attività economica e bassa inflazione sta facendo schizzare in alto la traiettoria del debito in Italia, nonostante l’austerity e un avanzo primario del 2% del PIL.

Il peso della crisi sulle piccole imprese

In Francia, non c’è segno che il bilancio raggiunga l’avanzo primario nel futuro prossimo.

Francia e Italia potrebbero essere i prossimi disastri economici in Europa
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Il vero problema è la mancanza di competitività e dietro a molti di questi problemi sta la moneta unica.

Prima del crollo dell’euro nel 2015, dopo che la BCE ha introdotto tassi di interesse negativi e quantitative easing, Italia e Francia hanno dovuto affrontare una moneta del 15-25% superiore. Questo è stato aggravato dalla leva alta per il tasso di cambio rispetto alla competitività delle esportazioni.

L’Italia ha un rapporto di indebitamento di oltre il 60% con il tasso di cambio, a causa della natura dei suoi export, rispetto al circa 40% per la Germania. Negata l’opzione della svalutazione per mantenere la competitività, entrambi i paesi si sono affidati alla spesa pubblica finanziata dal debito per mantenere l’attività economica e gli standard di vita.

In assenza di un tasso di cambio favorevole, Italia e Francia affrontano un compito difficile di grande riduzione dei costi interni per riguadagnare la competitività.

Come l’esperienza di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda illustra, questo è un processo brutale e che non ha sempre successo.

L’aggiustamento sarebbe aiutati da dei forti mercati sul fronte delle esportazioni.

Ma bassa crescita nei mercati in via di sviluppo ed emergenti, mentre sia il settore pubblico che quello privato provano a ridurre la leva finanziaria, significa che la domanda globale sarà probabilmente attenuata.

All’inizio del 2015, nel corso di un’intervista alla RAI, l’allora Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis sosteneva che l’euro era fragile come un castello di carte. Collasserebbe su se stesso nel caso la Grecia uscisse dall’eurozona o ne venisse allontanata.

E poi ha aggiunto, rivolgendosi ai suoi intervistatori:

“Dei funzionari italiani - non posso dire da quale grande istituzione - mi hanno approcciato per dirmi che ci sostenevano ma che non possono dire la verità perché anche l’Italia rischia la bancarotta e sono spaventati della reazione della Germania.”

Le sue osservazioni per cui il debito dell’Italia fosse insostenibile hanno suscitato una replica immediata da parte del Ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, che su Twitter ha detto che i commenti di Varoufakis erano “fuori luogo”. Il debito dell’Italia era “solido e sostenibile”, ha detto.

La risposta è stata tipica della negazione della precarietà della loro posizione da parte di Italia e Francia. Non c’è alcuna ammissione della scarsa performance economica, del debito alto e in aumento, di una prospettiva fiscale innaccettabile e del bisogno di riforme strutturali che vadano molto lontano.

Non c’è alcuna volontà di risolvere i problemi dell’euro e l’incompatibilità dell’unione monetaria e della moneta unica con una gestione nazionale del fisco e la sovranità indipendente tra i membri dell’eurozona. Ma la popolazione e i loro rappresentanti si rifiutano di affrontare la realtà.

Prezzi meno cari per l’energia insieme a bassi oneri finanziari pubblici e un calo dell’euro, guidato dalle azioni della Bce, non possono nascondere per sempre questi problemi ben radicati e mai risolti.

Fonte: Independent

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