Finché l’Ue non unficherà tasse, leggi su copyright e tariffe postali, l’Europa pagherà un eccesso di regolamentazione e un vero mercato unico digitale rischia di rimanere una pia illusione.
Forse la ragione più grande per cui l’Europa non ha prodotto dei giganti dell’economia come Google, Amazon, Facebook o Netflix è che non esiste una vera e propria “Europa”. Se nasce in Svezia, Francia o Germania, un’impresa non è europea: è svedese, francese o tedesca. Regole fiscali, tariffe postali, sistemi finanziari, copyright, categorie e leggi sulla protezione dei dati: niente è armonizzato.
Non riuscendo a far accettare agli stati una maggiore uniformità, i burocrati europei sfruttano ogni possibilità per sistemare ciò che non è rotto e regolare quello che non necessita regolamentazione. Le recenti proposte della Commissione europea per un mercato unico digitale sono un buon esempio: rimuovono i blocchi geografici sul contenuto digitale (geoblocking), ma chiedono a Netflix e ad altri servizi di video-on-demand di includere non meno del 20% di contenuto europeo nei loro cataloghi.
Anche negli Stati Uniti le transazioni di e-commerce che riguardano diversi stati sono un’area grigia dal punto di vista legale: non è facile per i rivenditori online collezionare diverse imposte sul valore aggiunto per ogni stato verso cui spediscono merce, quindi molti di loro non lo fanno, dando adito a discussioni riguardo la legalità del loro business. Nell’Ue, le nazioni indipendenti addebitano tasse diverse (e inoltre parlano 24 lingue diverse).
All’inizio di quest’anno, la Commissione europea ha scoperto che il 63% dei siti web che ha studiato impedivano ai clienti di fare acquisti al di fuori dei loro paesi di provenienza.
Molti di loro permettevano a un cliente di scegliere un prodotto o un servizio e dopo, alla fine dell’ordine, rifiutavano un indirizzo o una carta di credito.
Non è meno frustrante quando un video YouTube che vuoi vedere è rimpiazzato da un messaggio che dice che il contenuto non può essere visualizzato nel tuo paese; quando un film che è uscito nel Regno Unito non è disponibile a un utente italiano di Netflix; quando sei in vacanza in un paese confinante e non puoi vedere gli stessi film che guardi a casa.
Andrus Ansip, il vice presidente della Commissione Europea per il mercato unico digitale, viene dall’Estonia, forse il paese Ue più digitalmente avanzato, ma anche un piccolo paese. Non importa quanto siano avanzate dal punto di vista tecnologico, le start-up nel suo paese e in altre parti d’Europa non possono performare così velocemente ed efficientemente come le società statunitensi. Non stupisce che Ansip dica di odiare il geoblocking.
Eppure le aziende non vogliono che l’Ue imponga delle leggi contro la pratica: l’EMOTA (European Multichannel and Online Trade Association), l'associazione europea dell'e-commerce e della vendita a distanza, ha detto ai regolatori che l’industria stessa dovrebbe trovare pratiche migliori. La sua paura principale era che l’Ue obbligasse tutte le aziende a vendere ai clienti a prescindere da dove si trovino; e dopo dover affrontare conseguenze come spedizioni e complessità fiscali.
La proposta
Riluttante a essere passiva e incacapace di superare la resistenza delle lobby del business, la Commissione ha deciso per uno strano compromesso: la sua proposta è di permettere ai clienti in qualsiasi paese Ue di controllare i prezzi in ogni altro paese e dopo comprare dove i prezzi sono migliori. Eppure, in un colpo di scena che rende tutto senza senso, i rivenditori non saranno obbligati a spedire.
Un cittadino belga potrà comprare un congelatore a poco prezzo in Polonia, ma dovrà organizzarsi da solo per la spedizione. Se non fa molto era digitale, fatti suoi. I rivenditori sono contenti, ad ogni modo. Dovranno solo addebitare tasse locali e non dovranno avere a che fare con spedizioni oltre il confine. Per quanto riguarda i clienti… be’, nessuno gli ha dato il diritto di dire alle imprese come dovrebbero lavorare; possono accettarlo o lasciar perdere.
Il potere delle lobby si è allineato contro la realizzazione un copyright che copra tutta l’Ue; i produttori di contenuti, i canali tv che comprano le licenze per mercati specifici, i governi come quello francese preoccupati della cultura e del linguaggio nazionali - troppo anche la Commisione europea, quindi continua a rimandare la questione.
Tutto quello che i burocrati come Ansip possono fare a questo punto è invidiare le aziende americane di successo nell’ottenere licenze globali per contenuti realizzati per la maggior parte negli USA. Quel tipo di invidia si manifesta sotto forma di altre regolamentazioni senza senso; per esempio, il richiedere che Netflix e altri servizi simili includano non meno che un 20% di produzioni europee nei loro cataloghi.
La stessa Commissione Europea ammette che quel diktat non cambierà nulla: Netflix e YouTube hanno già il 21% ciascuno di contenuti prodotti all’interno dell’Unione europea. Tutto quello che è riuscita a fare la nuova proposta è far apparire ridicola l’Ue, come se stesse forzando delle piattaforme statunitensi ad accettare e vendere materiale locale di qualità inferiore.
L’utopia del mercato unico europeo
Un vero mercato comune europeo per tutti i tipi di commercio digitale vorrebbe dire un sistema singolo di tariffe postali e un copyright valido in tutta l’Unione europea su tutti i tipi di contenuto. Un’imposta sul valore aggiunto unificato (non impossibile, dato che l’IVA è l’unica tassa per la quale i membri dell’Ue hanno accettato un po’ di regolamentazione da parte di Bruxelles) aiuterebbe pure.
Un accordo dei 28 stati membri su tutte queste materie rendere l’Ue, con il suo mercato di 500 milioni di consumatori, più largo di quello americano, che ha dato alle sue aziende un vantaggio colossale. Ma eliminare i confini interni aiuterebbe almeno a restringere il vantaggio di chi è in testa.
Invece, stanno perpetuando la protezione delle imprese europee all’interno dei loro piccoli mercati domestici e impedendo di emergere ai concorrenti capaci di imporsi sul mercato globale.
Il problema con l’Ue non è che usurpa i poteri regolatori degli stati membri, come dicono gli euroscettici (come quelli che vogliono che la Gran Bretagna lasci l’Unione europea).
Piuttosto, è incapace di far accordare i singoli paesi su misure comuni che porterebbero decine di miliardi euro nelle loro economie e così regolamentano quello che possono - spesso senza grandi risultati. Una burocrazia priva di un consenso sottostante è spesso una bestia zoppa.