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I cittadini turchi hanno bisogno di un visto per entrare in Europa, ma dare loro maggiore libertà di movimento non rappresenta un rischio reale.

Il tono del dibattito tra Unione europea e Turchia sullo sblocco dei visti si sta surriscaldando. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta richiedendo l’abolizione dei visti per i suoi cittadini o si sottrarrà all’accordo che ha ridotto la marea di rifugiati in arrivo nell’Ue a una goccia. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha detto che in questo modo Erdogan non otterrà nulla.

Questo scontro pubblico è futile. L’Europa potrebbe cancellare tranquillamente i visti per la Turchia e molti altri paesi e i costi supererebbero di molto i benefici. L’Ue ha raggiunto il suo accordo con la Turchia nel mese di marzo. Erdogan accettò che il suo paese riprendesse indietro i migranti senza documenti che erano arrivati in Europa attraverso la rotta dei Balcani, percorsa da più di un milione di persone lo scorso anno. In cambio, ha richiesto 6 miliardi di euro di aiuti e dei visti a breve termine per la zona Schengen per i cittadini turchi entro la fine di giugno.

Gli europei hanno promesso il denaro e di velocizzare il processo di liberalizzazione dei visti “a condizione che la Turchia rispetti tutti gli standard.”

Sembra che Erdogan abbia mancato quel punto. Mercoledì ha detto che l'accordo di riammissione dei migranti non passerà nel parlamento turco se lo sblocco dei visti non venisse garantito,

“La Turchia dovrebbe rispettare i criteri? Che criteri sono questi, vi chiedo io?”

La replica di Juncker è stata pronta e ugualmente diretta.

"Ci aspettiamo che la Turchia mantenga i suoi impegni. Le minacce non sono il miglior strumento diplomatico da usare, per questo si dovrebbe smettere di usarle, perché non produrranno alcun effetto".

I requisiti da soddisfare

Ci sono 72 criteri che la Turchia dovrebbe soddisfare, ed è necessario dell’altro lavoro solo su cinque di essi, secondo un documento del 4 maggio della Commissione europea.

Ma sono i più difficili da implementare: riguardano leggi anti-corruzione, cooperazione giudiziaria e di polizia con l’Ue, protezione dei dati personali che rispettino gli standard Ue e, la cosa più importante per Erdogan, modifiche alla legge che gli permette di perseguire i giornalisti e gli intellettuali per “propaganda terrorista”.

La repressione del dissenso di Erdogan è riplorevole. Ma ci si chiede cosa abbia a che fare con i visti da 90 giorni per l’Ue. Dopo tutto, se qualcuno vuole fuggire dalla persecuzione, la necessità di ottenere un visto rappresenta un serio ostacolo.

La Merkel sta tradendo i valori liberali del suo paese

In termini pratici, la “lista nera” dell’Ue di paesi i cui cittadini necessitano di visti ha il fine di tenere fuori i migranti irregolari. Si tratta di uno strumento non particolarmente affilato comunque. C’è una correlazione di circa lo 0,6 tra il numero di cittadini arrestati in Europa per essere arrivati illegalmente durante un anno e la porzione di richieste di visti rifiutate da parte di quel paese.

I funzionari hanno un’idea molto approssimativa della propensione dei cittadini di paesi specifici a restare oltre il periodo concesso dai loro visti, ma in molti casi non agiscono in base a delle informazioni.

Nel 2014, i paesi dell’area Schengen hanno concesso 5,7 milioni di visti ai russi e meno dello 0,01 percento di quel numero di russi è stato arrestato per essere rimasto illegalmente in Europa. Per la Turchia, il rapporto è più o meno lo stesso. I cittadini cinesi hanno ricevuto 1,7 milioni di visti e solo lo 0,5% di quel numero è stato arrestato per permanenza illegale sul suolo europeo. Il numero di immigrati senza documenti da questi tre paesi è piccolo: poco più di 27.000, su una popolazione europea che conta più di 500 milioni di abitanti. E non è piccola perché i paesi europei stanno facendo un buon lavoro nel filtrare le richieste di visto rischiose: le domande rifiutate sono abbastanza ridotte, 1% per la Russia, 3% per la Cina, 4% per la Turchia.

Il rischio a lasciar viaggiare in Europa senza visti i cittadini turchi, cinesi e russo (per turismo, non finalità lavorative) sarebbe quindi risibile. Lasciarli viaggiare liberamente darebbe all’Europa solamente una spinta economica, tenuto conto dell’enorme potenziale di spesa da parte dei turisti.Eppure altri paesi, che portano un numero maggiore di immigrati illegali, sono più veloci alla liberalizzazione dei visti; o sono addirittura esenti dalla necessità di visti brevi.

Vulgar display of soft power

Nel 2014, 14.120 serbi (che non devono richiedere alcun visto per brevi periodi) sono stati arrestati per essere rimasti illegalmente nell’Ue, quasi lo stesso numero combinato di cittadini turchi e cinesi. Il numero di georgiani arrestati ha raggiunto l’8% del numero dei visti concessi a quei paesi e la Georgia otterrà probabilmente l’esenzione quest’anno insieme all’Ucraina, che ha portato in Ue il 60% in più di immigrati irregolari della Russia, sempre durante il 2014.La logica dietro a tutto ciò non ha niente a che fare con il limitare l’immigrazione irregolare. È puramente politica. Molti dei criteri dell’Europa per un regime senza visti con un paese non membro hanno a che fare con l’europreizzazione delle leggi di quei paesi: richiedono per esempio forti leggi contro la discriminazione e la corruzione: è un meccanismo di "soft power" europeo: se un governo vuole offrire ai suoi cittadini un viaggio senza difficoltà a Parigi e Rome, deve adottare alcuni valori europei.

Nè la Russia o la Cina si atterranno a questi requisiti o lo faranno solo a parole, quindi probabilmente non riceveranno alcuna esenzione. Georgia, Serbia e Moldavia soddisferanno probabilmente le richieste politici, i cittadini delle ultime due possono già viaggiare senza visto e presto potranno anche i georgiani.

Questa logica politica è profondamente difettosa. Sono i cittadini dei paesi meno europei che necessitano di maggiore esposizione all’Europa, ai suoi valori e ai suoi modi di fare. Più vedono il mondo, più vorranno avere regole simili a casa loro. I turchi che possono viaggiare liberamente in Europa potrebbero essere meno disposti a tollerare la politica autoritaria di Erdogan e abbattere le sue leggi illiberali. Erigere delle barriere, al contrario, aliena quegli stessi cittadini e fa apparire gli europei scontrosi e inospitali.

L’accordo sui rifugiati con la Turchia, che ha già obbligati i burocrati europei a muoversi più velocemente del previsto riguardo la liberalizzazione dei visti, dovrebbe forzare l’Ue ad abbandonare la liberalizzazione di visti come strumento politico e mantenere il visto per paesi i cui cittadini rischiano seriamente di trattenersi troppo a lungo, come Afghanistan o Eritrea.

Tutti dovrebbero essere liberi di visitare l’Europa, anche i turchi.

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