Quando Andrei Yakunin, figlio di uno stretto confidente di Vladimir Putin e da molto tempo residente a Londra, ha ottenuto un passaporto britannico l'anno scorso, si vociferava che ciò avesse fatto abbastanza arrabbiare il presidente russo, in quanto egli aveva chiesto aiuto al padre per ottenerlo.
Ora Yakunin sta progettando di utilizzare quel passaporto per un uso potenzialmente più in linea con i desideri del Cremlino, quando nel Regno Unito il 23 giugno si voterà se uscire o meno dall’Ue.
"Penso che la campagna a favore [adesione all'Ue] sia più attraente per il cuore che per il cervello", dice Yakunin, il cui padre Vladimir è l'ex capo del monopolio delle ferrovie di Stato della Russia ed è ora sotto le sanzioni degli USA.
Con le relazioni Ue-Mosca al minimo storico, la Russia è diventata uno spettro improbabile ma anche inquietante nella campagna per il Brexit. David Cameron, il primo ministro britannico, la settimana scorsa ha detto che Putin sarebbe l'unico leader mondiale ad accogliere con piacere una vittoria del voto a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue.
In seguito alle osservazioni di Cameron, il principale notiziario settimanale della tv di Stato russa ha mostrato un raro report sul Brexit domenica, con tanto di interviste ad un pasticcere proveniente da Melton Mowbray nelle Midlands e residente a Port Talbot, una città industriale nel Galles inglese. Dmitry Kiselyov, conduttore televisivo molto popolare in Russia e propagandista, citando un sondaggio ha proclamato che in Inghilterra:
"Il numero degli euroscettici nella nebbiosa Albion è già maggiore del numero di coloro che sono a favore di rimanere nell’Ue".
Ma le osservazioni del primo ministro hanno confuso i funzionari di Mosca, dove il referendum ha finora suscitato poco interesse. "La Russia è sempre un grande fattore in qualsiasi campagna internazionale e ovunque, creano dei casi informativi dal nulla", dice Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri. I diplomatici britannici dicono che i loro interlocutori russi raramente hanno trattato l'argomento Brexit.
Tuttavia, il voto può avere forti conseguenze per i numerosi funzionari russi, per gli oligarchi e per la loro prole in quanto tutti loro possiedono delle proprietà a Londra.
Yakunin ad esempio, che possiede una casa nella zona verde della città di Hampstead e ha un investimento nel complesso immobiliare del ricco distretto di St John’s Wood, ne è un esempio calzante. Anche se si sta giocando le sue carte e non vuole rivelare a favore di cosa egli voterà, in un colloquio di un'ora in un lussuoso hotel Mosca ha rivelato di essere un euroscettico impegnato e ha poi aggiunto:
"La Gran Bretagna è uno dei paesi con le più forti tradizioni di democrazia, almeno in Europa. Vi risulta forse che le attuali istituzioni che governano l'Unione europea siano completamente in linea con la democrazia cosi come questa è intesa nel Regno Unito?"
Anche se le opinioni di Yakunin in gran parte combaciano con le argomentazioni principali del Brexit nel Regno Unito, a Mosca i punti di vista dell’Ue sono spesso accompagnati da un maggiore risentimento nato dalla situazione geopolitica della Russia con l'Occidente.
"L'Ue nel 2016 è proprio come l'Unione Sovietica nel 1980. I burocrati che si siedono a Bruxelles non hanno un piano chiaro e non vogliono capire che cosa sta realmente accadendo", dice Konstantin Malofeev, un multimilionario che ha legami con il Cremlino e con la Chiesa ortodossa russa, ma anche con partiti marginali in tutta Europa.
Un voto a favore del Brexit metterebbe in moto il crollo di tutto il progetto dell'Unione europea e contribuirebbe ad una rinascita del conservativismo simile alla Russia di Putin, secondo Malofeev. "L'Ue ha rifiutato il cristianesimo, ed è per questo che l'Ue sarà distrutta", ha detto egli in un'intervista nei suoi uffici di Mosca, disseminata di armamentario religioso e storico dall'Impero russo; ha poi fieramente aggiunto:
"Ora noi stiamo tornando alla Russia di Dostoevskij, perciò voi dovreste tornare all’Inghilterra di Chesterton."
Alcuni russi hanno espresso la speranza che il ritiro del Regno Unito dalla Ue significherebbe che le sanzioni europee non saranno più applicabili in Gran Bretagna. Svetlana Zhurova, vice presidente del comitato estero del Parlamento russo, si è lamentata con un gruppo di parlamentari britannici che la settimana scorsa le è stato impedito di giocare a golf in Scozia.
Malofeev, che si trova in entrambi gli elenchi delle sanzioni dell’Ue e degli USA, ricorda malinconicamente di quando ha partecipato ad una liturgia in lingua russa a St Albans, una piccola cittadina a nord di Londra, e li ha visto un'icona ortodossa russa ben visibile; "Si tratta di St Albans, nel cuore della cristianità inglese, e li hanno riposto le loro speranze sulla Russia, perché dove altro si possono trovare i veri cristiani?"
Una Gran Bretagna fuori dall’Ue potrebbe anche diventare più attraente per i russi che cercano di spostare denaro all’estero. "Dal Brexit trarrebbero vantaggio i russi con hanno esportazioni nel Regno Unito, perché questo diventerebbe più indulgente", ha detto un banchiere di alto livello a Mosca.
Pochi sono preoccupati per le sorti del mercato immobiliare se la Gran Bretagna uscisse dal blocco. "Questi guadagni che sono stati investiti nel settore immobiliare sono per lo più tutti illeciti. Non è molta liquidità in ogni caso ", dice Roman Borisovich, un attivista russo che ha una proprietà anonima a Londra.
Yakunin sta tenendo in considerazione l’opportunità di un acquisto in caso di voto a favore del Brexit; dice che il suo fondo, con base a Lussemburgo e con circa 200 milioni di € in assets, è alla ricerca di un’opportunità di investimento nel mercato alberghiero di Londra: "Se in questa situazione potrebbero aprirsi alcune opportunità, che si sono potute realizzare l'anno scorso, noi ci muoveremo molto velocemente per attuarle. "
D'altra parte, Yakunin traccia paralleli con la campagna a favore del restare nell’Ue e alcuni dei giorni più bui della recente storia del suo paese. "In Russia abbiamo avuto un paio di campagne tenutesi sotto [lo slogan] 'voto con il cuore'," dice, riferendosi alla campagna per il secondo mandato di Boris Yeltsin come presidente alla fine degli anni 1990, quando la Russia ha subito una recessione dolorosa ed è andata in default con il suo debito. "Queste campagne non sono finite molto bene per il paese."