Il mercato unico digitale in 8 punti
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Diverse società, da Google e Netflix alla Royal Mail del Regno Unito, hanno gli occhi puntati su Bruxelles per quando la Commissione europea svelerà una nuova serie di regole per il mercato digitale transnazionale, che copra tutto dallo shopping online ai servizi di streaming e anche alla consegna dei pacchi.

Cosa viene proposto?

Bruxelles ha lavorato al cosiddetto “mercato unico digitale” per circa 18 mesi. L’idea è semplice: c’è un mercato unico per i beni comprati e venduti nel mondo reale, quindi ci dovrebbe essere pure un mercato unico online. La realtà è più complessa, con la Commissione che sta provando a destreggiarsi tra le regolamentazioni che esistono ancora quando si tratta di commercio online transnazionale. Nella giornata di oggi, la Commissione proporrà quattro nuove misure.

Cosa avrà più attenzione?

La Commissione rivelerà i risultati di un’indagine riguardo al ruolo giocato dalle piattaforme online, come Google (NASDAQ: Alphabet Class C [GOOG]) e Facebook (NAS­DAQ: FB). Molti insider dell’industria tech temevano che si sarebbe prodotto un effetto valanga fino ad arrivare un inquisizione, nel concedere carta bianca ai funzionari europei di intrufolarsi negli affari dei grandi gruppi statunitensi.

Ed è davvero così?

No. La realtà è più prosaica ma potenzialmente ancora su vasta scala. Bruxelles vuole che Google e gli altri si prendano più responsabilità dei contenuti che mostrano. Al momento le società come Google beneficiano dell’essere dei semplici canali di comunicazione, il che vuol dire che non sono passabili di accuse di violazione di copyright, finché rimuovono i contenuti offensivi quando gli viene richiesto.

Invece, la Commissione vuole che queste aziende siano più proattive quando si trattava di cercare violazioni della legge, che si tratti di razzismo o abuso di copyright. Questo è un piccolo passo ma significativo: la comparsa di società di società come Facebook che raccolgono opinioni di altre persone e ne pubblicano i contentuti ha creato un rompicapo legislativo ancora senza soluzione.

Cosa altro si trova nelle carte?

Un altro punto significativo riguarda le consegne di pacchi nell’Ue. Bruxelles vuole più trasparenza sui prezzi nella speranza che questo abbassi i per consumatori e rivenditori. Al momento, ci sono enorme differenze rispetto a quanto costa spedire merce all’estero, il che scoraggia le persone dall’acquistare da siti web stranieri.

Quanto sono grandi queste differenze?

In generale, mandare qualcosa all’estero costa circa cinque volte di più rispetto a una spedizione all’interno dei confini di una data nazione. Il messaggio della commissione è semplice: abbassate i prezzi o lo faremo noi tramite una nuova regolamentazione. E l’industria si è dimostrata infastidita da questo prospetto.

Ci sono altre cose che non sono piaciute all’industria?

Le nuove regole proibiscono ai siti web di essere discriminanti nei confronti di utenti di altri paesi. I critici ritengono che sia una scocciatura, per un numero relativamente piccolo di lavoratori espatriati. Ma Bruxelles insiste che si tratta di un problema comune, particolarmente ignorato dalle multinazionali nei paesi più piccoli.

Di recente ha ottenuto un certo successo su questo fronte, facendo sì che Disneyland Paris si assicurasse che i clienti di tutti i paesi avessero accesso alle sue offerte migliori.

Bruxelles sta lavorando a una “Euroflix”?

Come parte di una revisione delle regole sui contenuti audio-video, i servizi di streaming come Amazon Prime Video e Netflix dovranno assicurarsi che “almeno” il 20% del loro catalogo provenga dall’Europa e che gli venga dato rilievo.

I servizi on-demand affronteranno inoltre requisiti più rigidi per assicurarsi che i bambini non guardino nulla di inappropriato. Le emittenti tradizionali invece potranno godere di leggi più permissive in materia di spartizione degli spazi pubblicitari.

Chi è a favore di queste proposte?

Quando si tratta di questioni riguardanti il digitale, gli stati membri sono divisi. Ci sono due blocchi. Da una parte c’è un campo ampiamente in favore del lavoro svolto dalla Commissione finore, di cui fanno parte Gran Bretagna e Irlanda, Polonia e i paesi nordici e del Benelux.

A inizio settimana, 23 ministri di 14 paesi hanno firmato una lettera in favore degli sforzi di Bruxelles. Ma hanno dovuto affrontare due grandi paesi oppositori: Francia e Germania. Berlino è stata tra i sostenitori più accesi di regolamentazioni più rigide nei confronti di grandi società tech come Google ed è preoccupata di un processo ulteriore di liberalizzazione nel mercato online. Parigi invece è profondamente scettica riguardo qualsiasi cosa che possa indebolire la sua protezione delle opere culturali francesi.

Fonte: FT

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