Putin e il ritiro delle truppe che non è mai avvenuto
Ria Novosti / Maxim Blinov
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Vladimir Putin ti fissa da un poster appeso ovunque nelle basi dell'esercito russo in Siria. "Le forze armate della Russia sono il garante della sicurezza mondiale", dicono i poster.

E' una buona sintesi del pensiero che sta alla base della missione della Russia, che non è mai stata limitata alla Siria. Quando è intervenuta in Siria l'anno scorso, la Russia ha cercato di fornire spettacoli televisivi per le masse a casa, si è ristabilita come potenza globale e ha costretto l'Occidente a tener conto degli interessi russi.

Così, quando Putin ha detto a marzo che "gran parte" delle forze armate russe avrebbero presto lasciato la Siria, essendo stata compiuta la loro missione, stava in parte dicendo la verità. La Russia oggi difficilmente si presenta come una semplice "potenza regionale", come l’aveva definita una volta Barack Obama. Qualsiasi via per la pace in Siria ora passa attraverso Mosca. Valery Gerasimov, capo di stato maggiore russo, ha scritto in un recente articolo:

"Solo la Russia e gli Stati Uniti d'America sono in condizione di fermare la guerra in Siria, anche se hanno diversi interessi politici e diversi obiettivi".

La cosa curiosa del ritiro della Russia, tuttavia, è che non è realmente accaduto. Ritirare le truppe dalla Siria significherebbe ridurre l'influenza russa in Siria a favore degli altri alleati di Assad, come l'Iran. Invece di ritirare le sue forze, Putin le ha solo ridimensionate, e di poco. L'annuncio di marzo è stato davvero "un modo per riconcettualizzare la presenza come permanente, piuttosto che come parte di una missione specifica," afferma Dmitry Gorenburg, un esperto delle forze armate russe. La Russia ha voluto ricordare al testardo presidente siriano Bashar al-Assad, con una manciata di aeroplani, di non dare nulle per scontato. Ma la sua presenza in Siria resta pesante.

Putin e il ritiro delle truppe che non è mai avvenuto
Ria Novosti / Maxim Blinov

Nella base aerea di Khmeimim vicino al porto siriano di Latakia si sente il ronzio del decollo di caccia e bombardieri. Sono arrivati nuovi elicotteri d'attacco ​​per il supporto aereo ravvicinato. I potenti missili anti-aerei S-400 mantengono un perimetro di difesa aerea nel Mediterraneo orientale che vincola anche la NATO. Proprio come le basi americane avevano un franchising di KFC in Iraq, la Russia ha cercato di rendere il deserto simile a casa propria: le donne slave servono kasha (un piatto tipico russo) nella tenda mensa, un’altra tenda contiene una biblioteca di 2.000 libri russi.

A terra, la Russia sembra essere il capo indiscusso della situazione. Quando le forze russe e siriane effettuano missioni congiunte, parlano con "termini russi", dice Dmitri Trenin del Carnegie Moscow Centre. Un convoglio russo del ministero della difesa dice che i giornalisti russi in un recente press tour hanno attraversato con nonchalance decine di posti di blocco. Durante il tour, gli ufficiali siriani sono stati trattati diversamente dai russi.

Uno sguardo alle forze siriane spiega la deferenza. I russi sono ben attrezzati e disciplinati; i siriani sono disordinati. Durante le prove per una sfilata del Giorno della Vittoria nella base aerea russa, una piccola unità siriano ha lottato per mantenere il passo, con braccia e gambe che oscillavano fuori tempo. Assad ha integrato le sue truppe con i combattenti della milizia libanese Hezbollah, paramilitari stranieri e delinquenti. Ai posti di blocco siriani vegliano ufficiali in uniformi tutte diverse e scarpe da ginnastica logore.

La campagna di bombardamenti è stata massiccia, ma la Russia ha fatto anche molto altro. Palmyra, riconquistata recentemente dallo Stato Islamico (Isis), ora ospita una piccola base russa, apparentemente per addetti alla ripulitura della zona dalle mine. Le forze speciali russe sono coinvolte nelle operazioni di intelligence e targeting. Formano gli istruttori omologhi siriani. Gli ufficiali russi sono intervenuti persino nella politica locale, intermediando per il cessate il fuoco. I russi sono qui tantissimi: quando il ministero della difesa ha ordinato le medaglie per la campagna siriana, ne ha chieste oltre 10.000.

Putin ha incorniciato il suo intervento in Siria come una battaglia tra il bene e il male. In realtà, le forze siriane e russe spesso hanno preso di mira sia i ribelli moderati che gli estremisti. Il piano di Assad è sempre stato quello di convincere il mondo che egli sta combattendo i jihadisti, piuttosto che i propri cittadini arrabbiati. E infatti, ha contribuito ad alimentare il sorgere dell’Isis e, uccidendo i moderati, ha guidato la sua gente nelle braccia accoglienti degli estremisti.

Il 5 maggio la Russia ha portato la sua Orchestra di fama mondiale del Teatro Mariinsky a tenere un concerto nell’anfiteatro romano di Palmyra, lo stesso palco dove l'anno scorso sono state giustiziate decine di persone. L'orchestra ha eseguito performance sublimi di Bach, Shchedrin e Prokofiev, proprio mentre le bombe cadevano su Aleppo, la città più grande della Siria. Molti siriani ne sono rimasti disgustati.

Putin e il ritiro delle truppe che non è mai avvenuto
Sputnik/Mikhail Voskresensky

Non è un caso che il concerto abbia avuto luogo poco prima del giorno della vittoria (9 maggio), che per i russi simboleggia la fine della seconda guerra mondiale. Putin ha chiamato i soldati russi in Siria "degni successori dei grandi eroi della guerra patriottica". Il concerto è stato dedicato in parte al Alexander Prokhorenko, un soldato delle forze speciali che, stando a quanto ha riferito la televisione russa, aveva indirizzato gli attacchi aerei contro la propria stessa posizione quando è stato circondato la battaglia per Palmyra. Anche i commentatori liberali, solitamente critici nei confronti di Putin, ne sono stati entusiasti.

In Siria e nelle capitali occidentali questo fascino dell’offensiva russa è meno efficace. Anche alcuni sostenitori di Assad sono diffidenti nei confronti del controllo crescente della Russia sul loro paese. L'Occidente vede nelle dichiarazioni della Russia riguardanti la lotta al terrorismo come una cortina fumogena per sostenere il regime autocratico di Assad. Philip Hammond, il ministro degli esteri britannico, ha definito quel concerto di "cattivo gusto". Pochi credono nell’affermazione della Russia che essa stia lavorando verso una soluzione politica equa in Siria. Ma la Russia non è interessata a conquistare l'Occidente. Ma al contrario, dimostrandosi indispensabile, la Russia ritiene di poter costringere l'Occidente a collaborare alle condizioni russe. O, come dice l'onorevole Trenin, ad “amarci cosi come siamo", bombe, violoncellisti e tutto il resto.

Fonte: The Economist

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