Il Venezuela è la peggiore economia del mondo
Marco Bello/Reuter
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Tre grafici e uno sguardo alla polveriera economica e sociale che si è venuta a formare nel Venezuela di Nicolas Maduro.

Sabato diverse proteste hanno scosso la capitale del Venezuela, Caracas, dove fazioni pro e anti-governo si sono riversate in strada in risposta all’ultimo tentativo del presidente Nicolas Maduro di esercitare un qualche controllo e di restare attaccato al potere.

In un discorso alla nazione, venerdì Madurio ha dichiarato uno “stato di emergenza economica [...] per sconfiggere il colpo di stato e la guerra economica, in modo di stabilizzare il paese e affrontare le minacce contro la nostra patria.”

Ha anche annunciato che durante il prossimo weekend si terranno delle esercitazioni militari per prepararsi “per ogni scenario”, anche un invasione straniera.

Ma anche se alcuni hanno manifestato in supporto delle misure del governo, che dovrebbero durare fino a luglio, non tutti sono così pazienti.

In ogni parte del paese la gente non ha accesso a cibo e alla sanità base. In certi momenti, non nemmeno alla luce: il governo ha detto che la crisi estrema ha ridotto la potenza idroelettrica del paese. C’è assenza di beni primari; c’è un inflazione crescente che ha annichilito i salari; e c’è la criminalità dilagante.

Tutto questo sta diffondendo sempre più rabbia, culminata nelle proteste viste lo scorso fine settimana e in episodi di saccheggi e violenza che stanno deturpando la nazione sudamericana.

Gli ultimi giorni di Maduro

Il Venezuela è la peggiore economia del mondo
AP Photo/Fernando Llano

Le proteste sono in crescita e un sondaggio mostra che quasi il 70% dei venezuelani dice che Maduro deve lasciare entro quest’anno.

L’opposizione, che ha preso il controllo dell’Assemblea Nazionale grazie alle elezioni di dicembre sospinte dalla rabbia degli elettori, adesso vuole indire un referendum contro di lui.

Il Venezuela sta affrontando un’inflazione a livelli altissimi causata dal crollo dei prezzi del petrolio, cui è seguita una carenza cronica di beni, medicine ed energia: tutte cose che stanno contribuendo all’instabilità politica.

Sabato Maduro ha minacciato di prendere il controllo delle fabbriche che hanno interrotto la produzione e metterne in prigione i proprietari a seguito di un decreto che gli garantisce maggiori poteri durante la grave crisi economica del paese.

Secondo diversi indicatori, l’economia del Venezuela è la più malata del mondo. Dal valore della sua valuta (che sta affondando), alla sua inflazione (che si intensifica sempre di più) e al PIL (in diminuzione), il Venezuela si posiziona in fondo (o vicino) a praticamente ogni indicatore finanziario importante, riuscendo a fare persino peggio di Argentina, Grecia o Ucraina.

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Il bolívar in caduta libera

Il segno più evidente della crisi finanziaria del paese è il rapido indebolimento della sua valuta, che ha perso molto di più del 60% del suo valore contro il dollaro sul mercato nero nel corso degli ultimi sei mesi.

Ciò non appare così evidente guardando le cifre ufficiali. Il complicato sistema venezuelano di cambio a tre livelli suggerisce che il bolívar sia molto più forte di così, grazie agli stretti controlli sulla valuta; il che è anche il motivo per cui nessuno crede alle cifre ufficiali.

Ecco da dove arriva il contrabbando al confine. Dato che il governo decide i prezzi per un’ampia gamma di beni seguendo un tasso di cambio fisso, comprare beni a poco prezzo in Venezuela e venderli in Colombia con un ricarico consistente è un affare. Nel frattempo, la carenza di qualsiasi cosa, dalle scorte mediche essenziali alla carta igienica, rende la vita avvilente per i venezuelani comuni. E il paese non riesce a pagare le importazioni con la sua valuta che continua a perdere valore.

Lo scorso mese, un tentativo di superare le restrizioni sul cambio estero ha portato a un’enorme svalutazione nel bolívar. Anche se il nuovo sistema, chiamato Simadi, permette alle persone di accedere ai dollari più liberamente di prima, solo circa il 10% degli scambi avvengono con il dollaro, secondo Moody’s. Tre quarti dei dollari sono ancora scambiati dal governo a tassi ridicolmente alti di 6 e 12 bolívar per dollaro.

Inflazione oltre le aspettative

A peggiorare la situazione, gli USA hanno annunciato di recente delle sanzioni finanziarie contro una serie di funzionari del Venezuela, citando abusi contro i diritti umani, persecuzione della stampa, corruzione del settore pubblico e molto altro. Il governo del Venezuela ha immediatamente replicato a questa misura, usandola come scusa per parlare di un imminente colpo di stato ordito dagli Stati Uniti.

Questa è stata una gradita distrazione dalla criminalità e dall’inflazione che crescono vertiginosamente che tormenta questa nazione sempre più isolata.

I prezzi al consumatore stanno crescendo adesso di quasi il 70% annuo, il ritmo più alto nel mondo.

Una depressione profonda

Il modello economico socialista “bolivariano” sposato dall’ex presidente Hugo Chávez e portato avanti dal suo successore, Nicolás Maduro, non è riuscito a diversificare l’economia e liberarla dalla sua enorme dipendenza dal petrolio, che ammonta per circa il 95% delle entrate dell’export. Grazie al crollo dei prezzi del petrolio, il governo di Caracas ora deve affrontare un deficit di più di 30 miliardi di dollari, quest’anno e il prossimo, riferisce Moody’s. Alcuni analisti credono che la combinazione di prezzi del petrolio più bassi e promesse di spesa da parte del governo potrebbero spingere il Venezuela verso il default entro quest’anno.

Il FMI di recente ha tagliato le sue previsioni per la crescita economica nel paese quest’anno, stimando un declino del 7% nel PIL, a seguito di un -4% registrato lo scorso anno.

Tranne alcuni intraprendenti contrabbandieri al confine colombiano, pochi venezuelani stanno beneficiando della rivoluzione bolivariana.

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