Il peso della crisi sulle piccole imprese
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13 maggio 2016

Crescita risicata, bassa produttività e problemi strutturali di lungo corso: la via crucis delle piccole e medie imprese italiane.

Il ristorante di Massimiliano Masuelli, fondato dal nonno nel 1921, è una delle piccole imprese a conduzione familiare che caratterizzano l’economia dell’Italia e danno occupazione e danno impiego a quasi metà della forza lavoro.

Il 48enne è continuamente in viaggio per trovare gli ingredienti perfetti per piatti come l’ossobuco di vitello o le torte salate - tutto preparato sotto l’occhio attento di sua madre. “Una trattoria dai tempi andati”, ha esclamato un recensore.

Ma la Trattoria Masuelli, che prosperava negli anni ‘80 e ‘90, è diventata un peso per la famiglia. La burocrazia, una crisi nella spesa dei consumatori e la difficoltà nell’ottenere prestiti dalla banca li hanno portato sull’orlo del baratro. Il signor Masuelli ha affermato:

“Se qualcuno mi offrisse un buon affare, gli darei le chiavi del mio ristorante in un minuto. Sta diventando troppo difficile.”

Il malessere in Italia - dove il prodotto interno lordo pro capite è ai livelli del 1999 - non minaccia solo i business come il suo. A lungo termine, potrebbe minare la tenuta dell’eurozona e la sua moneta comune inasprendo gli squilibri - e la tensione - con i membri che stanno meglio come la Germania.

Gli economisti si aspettano per l’Italia una crescita dello 0,3% rispetto al precedente trimestre, alla pubblicazione dei dati prodotto interno lordo del primo trimestre. Ovvero appena metà della media dell’eurozona, secondo Eurostat.

L’economia italiana è cresciuta dello 0,8% lo scorso anno, il primo risultato positivo in quattro anni. Ma dal quarto trimestre, quella crescita si è esaurita nel mezzo del peggioramento delle condizioni globali.

Comunque i problemi dell’Italia - collegati alla proprietà familiare, alla poca pianificazione per il futuro e bassa produttività - riflettono problemi strutturali di lungo corso.

Una bestia in difficoltà

Nei suoi primi due anni in carica, il primo ministro Matteo Renzi ha fatto della ristrutturazione dell’economia la sua priorità assoluta e ha spinto in direzione dei alcuni cambiamenti, in particolar modo nel mercato del lavoro.

Ma ha fatto poco per invertire il declino di 15 anni dell’Italia per quanto riguarda la produttività. I prestiti bancari come percentuale del PIL è del 10% più bassi dei livelli pre-crisi, mentre il mercato immobiliare è calato del 30%. L’industria sta operando al 60% della sua capacità.

“Il cavallo non berrà”, ha scritto Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Banca centrale europea, in un editoriale recente sul Corriere della sera. “Non è che non abbia sete. [...] L’economia italiana è troppo rigida ed è incapace di rispondere come dovrebbe agli stimoli che ha ricevuto.”

Lo stimolo da 80 miliardi di euro al mese da parte della Banca centrale europea ha in particolare aiutato le società più grandi e sane in Italia che possono sfruttare i tassi d’interesse più bassi e l’euro più debole per far crescere il loro export.

Ma l’esercito di piccole italiane, che dipendono largamente dalle condizioni interne, hanno ricevuto pochi aiuti preziosi. Esse sono le fondamenta dell’economia italiana; le imprese con meno di 10 persone danno occupazione al 46% dei lavoratori italiani, secondo Eurostat.

Dato il basso tasso di inflazione dell’Italia - i prezzi sono scesi dello 0,4% in aprile su base annua - i Masuelli non sono riusciti ad alzare i prezzi a fronte della competizione feroce.

Gli ultimi dati Eurostat mostrano che la spesa annuale da parte delle famiglie italiane su ristoranti e bar è diminuita di quasi il 2% tra il 2007 e il 2014, mentre il consumo di cibi etnici come quelli cinesi o nord-africani è quasi raddoppiato durante quel periodo.

Vicolo cieco

I Masuelli - con il loro modo grezzo di guidare gli affari - non possono ricevere prestiti dalla banca per modernizzare il loro ristorante.

Hanno dovuto vendere una proprietà per trovare i fondi per il loro ristorante nel 2011 e nel 2012 e hanno anche svuotato i loro stessi portafogli per pagare salari e tasse a volte.

Il signor Masuelli ha preso in considerazione l'idea di licenziare alcuni dei suoi cinque impiegati, ma le rigide regole del lavoro hanno fatto sì che il costo del licenziamento fosse troppo alto. Allo stesso tempo, nuove leggi su sanità e sicurezza hanno divorato i profitti.

Entrate più esigue hanno reso impossibile assumere personale per riorganizzare il menù o gestire le prenotazioni o investire in tecnologia per rendere il business più efficiente. Il figlio del signor Masuelli, Andrea, gestisce la loro presenza sul web oltre all’ordinazione delle provviste e al servire i tavoli.

Secondo la Commissione europea, la produttività delle piccole e medie imprese italiane - che spesso si concentrano su prodotti e settori tradizionali - è sotto il 10% della media europea.

Dice Guntram Wolff, direttore di Bruegel Institute, un think tank con sede a Bruxelles:

“Questo non è qualcosa che le politiche monetarie possono cambiare."

Quando Antonio Civita ha comprato la catena di paninerie Panino Giusto, ha trovato poca organizzazione interna. I menù erano diversi da luogo a luogo, rendendo così difficile organizzare le scorte, e non c’era alcun sistema per tracciare la performance di ogni sede. Gli ci sono voluti due anni per ristrutturare la catena.

“L’Italia è 15 anni dietro gli USA o il Regno Unito nel settore della ristorazione” ha detto Fabrizio Baroni, fondatore del fondo di private equity B4 Investimenti, che non ha mai investito in nuovi ristoranti di tendenza in Italia.

Manuelli resiste, ma ha detto di non sapere per quanto a lungo.

“Io continuo perché sono troppo legato emozionalmente a questo posto. Ma i costi e le spese non fanno che aumentare.”

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