Un nuovo fronte Ue-Nato
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Nuove minacce obbligano Unione europea e Nato a collaborare.

Le loro sedi sono separate soltanto da una corsa in taxi di 3 km attraverso Bruxelles e nel corso degli anni hanno dichiarato i loro interessi condivisi e valori comuni innumerevoli volte. Ma nonostante abbiano 22 membri in comune, la Nato e l’Ue hanno sempre trovato più semplice parlare di cooperazione piuttosto che farlo davvero. Ma ciò potrebbe cambiare.

I leader di entrambe le istituzioni sperano che il vertice biennale della Nato a Varsavia segni una nuova era di partenariati per difendere l’Europa. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ex primo ministro della Norvegia, lo descrive come un summit “epocale” che deve rispondere a grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi due anni nelle minacce che l’Europa sta affrontando.

Dei terroristi hanno massacrato dei fan del rock a Parigi. La guerra civile in Siria ha mandato un’ondata di rifugiati in Europa. La Russia sta conducendo una “guerra ibrida” nell’est, raggiungendo i suoi obiettivi con un misto di forze convenzionali, sovversione politica e disinformazione. Tutti questi problemi stanno costringendo la Nato e l’Ue a trovare nuovi modi per collaborare.

“Ci siamo resi conto”, ha dichiarato un funzionario della Nato, “di possedere solo una parte della cassetta degli attrezzi”.

L’Ue e la Nato sono riuscite a collaborare in passato. Più di dieci anni fa, l’Ue prese il comando in missioni di stabilizzazione nei Balcani che utilizzano i quartier generali e le capacità di pianificazione della Nato. Queste disposizioni consentono alla Nato di supportare le operazioni guidate dall’Ue in cui l’alleanza nel suo insieme non viene praticata. La Nato e l’Ue hanno tentato inoltre di formare un partenariato civile/militare in Afghanistan ed entrambe hanno schierato forze navali per combattere i pirati somali sin dal 2008.

Ma per le due organizzazioni la tendenza è stata quella di lavorare in parallelo piuttosto che insieme, causando dispendiose duplicazioni e confusione. Ciò è dovuto in parte alla disputa di lunga data tra la Turchia (membro della Nato, ma non dell’Ue) e Cipro (membro dell’Ue, ma non della Nato) in merito alla precedente occupazione della parte settentrionale dell’isola dal 1974. Ove possibile, Cipro impedisce i tentativi di collaborazione. Nel frattempo, l’America e i membri più atlantisti, come la Gran Bretagna, non hanno mai riposto fiducia nei piani franco-tedeschi di istituire delle unità di pianificazione militare (e hanno ironizzato sull’idea di un esercito dell’Ue).Tuttavia, l’urgenza delle nuove minacce che incombono sull’Europa potrebbe costringere a un cambiamento.

“Adesso abbiamo un motivo reale per collaborare”, ha dichiarato un funzionario della Nato. Le tecniche di guerriglia ibrida che la Russia ha utilizzato per annettere la Crimea, e per strappare a Kiev il controllo della regione del Donbass dell’Ucraina orientale, richiedono una risposta diversa rispetto agli scontri tra forze previsti durante la guerra fredda. Risorse diplomatiche, di comunicazione, militari ed economiche devono tutte essere utilizzate in sinergia.

“È una linea più offuscata tra la pace e la guerra”, ha dichiarato Stoltenberg.

Quali minacce?

La prima sfida, di fronte a una minaccia ibrida, è comprendere cosa stia accadendo e capire in cosa risiedano i propri punti deboli. Ciò significa che la Nato e l’Ue devono condividere le informazioni e analizzarle insieme e assicurarsi che entrambe possano proteggere le loro reti da attacchi informatici. Significa inoltre proteggere infrastrutture critiche, come l’approvvigionamento energetico dell’Europa orientale, e utilizzare comunicazioni congiunte per contrastare la disinformazione.

Stoltenberg si aspetta che tre cose vengano fuori dal summit. La prima sarà una dichiarazione congiunta da parte sua e della sua controparte Ue in merito alla collaborazione ibrida, marittima e di sicurezza informatica. La descrive come “una espressione di volontà”. La seconda è la creazione di un programma per affrontare una serie di scenari di guerriglia ibrida, per velocizzare il processo decisionale e conoscere in anticipo le mansioni e chi le ricopre. La terza sarà collegata alle esercitazioni Nato-Ue del prossimo anno per testare le reazioni a una crescente minaccia di guerriglia ibrida.

In che modo le due alleanze risponderanno al caos che aleggia in Siria, Iraq e Libia è meno chiaro. Se il nuovo governo di unità nazionale in Libia lo chiederà, la Nato e l’Ue forniranno aiuto costruendo istituzioni sia militari che civili. La crisi dei rifugiati ha portato a una richiesta più urgente di aiuti dalla Nato da parte di Germania, Grecia e Turchia. L’alleanza sta lavorando all’interno dell’agenzia Ue per le frontiere Frontex per arginare la migrazione e il traffico illecito con mezzi di spionaggio e sorveglianza nel Mar Egeo e presso il confine tra Siria e Turchia.

Un funzionario Nato la descrive come “una sfida di proporzioni strategiche” che richiede l’uso di forze armate. Stoltenberg indica i funzionari greci e turchi in servizio sulla nave ammiraglia tedesca della flottiglia egea come esempio della cooperazione guidata dalla Nato tra l’Ue e la Turchia. Le minacce alla sicurezza stanno spronando la Nato e l’Ue a migliorare le loro relazioni. Ma molti resteranno scettici finché i politici dell’Ue non prenderanno la questione più seriamente. Ian Kearns, direttore dell’European Leadership Network, un think tank, afferma: “C’è molta attività a livello ufficiale, ma la grande sfida è politica”.

Questi si chiede se l’idea del programma possa funzionare; in una situazione di vera crisi, il lento processo decisionale dell’Ue potrebbe impedire a chiunque di seguire il copione tempestivamente. La “svolta”, dichiara, sarebbe un accordo con Cipro.

Gli americani ritengono che un’ulteriore collaborazione tra Nato e Ue sarebbe positiva, ma ciò che vogliono davvero è che i loro alleati spendano di più per la difesa. Stoltenberg ha convenuto che non sia “sostenibile” che l’America copra il 72% delle spese dell’alleanza. Ma ha rilevato che il bilancio europeo per la difesa abbia, almeno, smesso di crollare nello scorso anno; 16 paesi membri lo hanno in realtà aumentato.

“Questo è il primo passo di un lungo viaggio”, ha riferito.

Fonte: Economist

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