La Turchia promette vendetta
REUTERS/Umit Bektas
Pagina principale Analisi, Terrorismo, Siria, Turchia

Autobomba in Turchia uccide almeno 28 persone, mentre aumenta il rischio di un’escalation della guerra in Siria e delle tensioni con gli USA.

I leader turchi hanno giurato vendetta in seguito all’esplosione nella capitale Ankara di una bomba contro un convoglio militare che ha causato la morte di almeno 28 persone, incrementando il rischio di un giro di vite dei suoi interventi nella guerra siriana allo scopo di colpire i gruppi ritenuti responsabili dell’attacco.

L’autore dell’attentato sarebbe stato identificato attraverso le impronte digitali come un membro delle milizie a maggioranza curda dell’Ypg: Saleh Nejar, siriano di 24 anni entrato a luglio nel paese come rifugiato, riferiscono i media locali.

I recenti attacchi in Turchia, tra cui le bombe gemelle che lo scorso ottobre nella capitale hanno ucciso 102 persone, sono stati rivendicati dallo Stato Islamico, mentre gli attentati contro il personale militare sono strategie adottate in passato dal PKK, partito curdo che rivendica la propria autonomia.

Il presidente Recep Tayyip ha dichiarato in un comunicato:

“La Turchia risponderà agli attacchi dentro e fuori le sue frontiere, concentrando i propri sforzi sia contro gli autori materiali che contro i poteri che li sostengono”.

Un rischio imminente è quello di un coinvolgimento ancor maggiore della Turchia nel conflitto nella confinante Siria, che potrebbe sfociare in uno scontro aperto con la Russia. Erdogan sostiene i gruppi di ribelli che stanno combattendo per difendere Aleppo, mentre l’esercito del presidente siriano Bashar al-Assad avanza verso la città con l’appoggio delle forze aeree russe.

“Battaglia a tutto campo”

Negli ultimi giorni la Turchia ha bombardato le forze del PYD curdo-siriano, le cui conquiste in prossimità della frontiera turca stanno assistendo all’avanzata congiunta Assad-Russia che mira a circondare i ribelli di Aleppo. I governanti turchi sostengono che il gruppo sia il braccio siriano del PKK, che la Turchia e i suoi alleati statunitensi ed europei considerano un’organizzazione terrorista. Ma gli Stati Uniti sono in disaccordo con la Turchia riguardo ai curdi siriani, giudicati al contrario come un alleato affidabile contro lo Stato Islamico.

A seguito degli attacchi di mercoledì, “la Turchia si impegnerà in una battaglia a tutto campo contro il PKK entro i confini del paese e contro il PYD in Siria,” ha scritto in un’e-mail Soner Cagaptay, direttore del programma di ricerca sulla Turchia del Washington Institute. “Ciò complicherà ulteriormente i rapporti con Washington, spingendo sempre più il PYD fra le braccia della Russia.”

Agli inizi di questo mese, dopo che un delegato USA aveva fatto visita ai combattenti curdo-siriani elogiandone l’impegno, Erdogan ha esortato l’amministrazione del presidente Barack Obama a fare una scelta.

“Sono io il tuo alleato, oppure quei terroristi di Kobane?” ha dichiarato il leader turco, riferendosi alla città siriana in cui le forze curde hanno bloccato l’avanzata dello Stato Islamico che alla fine si è conclusa con una delle peggiori sconfitte per l’organizzazione jihadista.

“Schieratevi al nostro fianco”

L’ormai trentennale guerra della Turchia contro i militanti curdi ha subito una recrudescenza lo scorso anno, dopo il fallimento del processo di pace. I recenti successi delle milizie curdo-siriane rappresentano per Erdogan una doppia minaccia: da una parte potrebbero tagliare le vie di rifornimento ai ribelli appoggiati dalla Turchia di stanza ad Aleppo, e dall’altra potrebbero consolidare l’autodeterminazione curda a ridosso della frontiera siriana alimentando così analoghe aspirazioni da parte delle stesse minoranze curde presenti in Siria.

Il Dipartimento di Stato USA ha condannato gli ultimi attacchi di Ankara ma mercoledì il vicepremier Numan Kurtulmus ha fatto sapere che simili affermazioni ormai non sono più sufficienti per la Turchia. “Questo non è più un tema che può essere liquidato con una semplice dichiarazione di condanna,” ha affermato.

“Invitiamo la comunità internazionale a schierarsi al nostro fianco per collaborare contro il terrorismo”.

L’autobomba di Ankara è esplosa intorno alle 18:30 nei pressi di una base militare e il boato si è sentito fino al parlamento. Le fotografie del luogo dell’attentato hanno mostrato la carcassa deformata di un autobus coi finestrini completamente in frantumi. Il veicolo è stato intercettato mentre era fermo a un semaforo, hanno reso noto i militari. Almeno 61 persone sono rimaste ferite, secondo il ministro della salute Mehmet Muezzinoglu.

Il primo ministro Ahmet Davutoglu ha rinviato un viaggio a Bruxelles in cui avrebbe dovuto discutere con la UE della questione rifugiati, ed Erdogan ha cancellato una visita ufficiale in Azerbaijan convocando un meeting di emergenza sulla sicurezza.

Leggi anche:
Perfavore descrivi l'errore
Chiudere