Il macho torna di moda in politica
Mikhail Klimentyev / TASS 0 0
Pagina principale Analisi

Gideon Rachman, collaboratore dell’Economist, ci spiega come mai ancora una volta i cittadini vogliono l’uomo forte al comando, modello Vladimir Putin.

L’anno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti richiama sempre l’attenzione sulle questioni di leadership. Le elezioni americane del 2016 dovrebbero essere attentamente osservate per vedere se il paese seguirà la tendenza internazionale e se sceglierà un leader che metta soprattutto in rilievo la sua “forza”.

La leadership dei macho è tornata di moda in tutto il mondo – dalla Russia alla Cina e dall’India all’Egitto. Il santo patrono dei leader macho del mondo è, ovviamente, il presidente Vladimir Putin, che ha assunto uno stile a livelli quasi da parodia, posando a torso nudo con un fucile e mentre si allenava in palestra. Non è forse un caso che il presidente russo abbia fatto il possibile per forgiare relazioni personali con degli uomini tosti come il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi (a cui ha regalato un Kalashnikov con manico di legno), il presidente sudafricano Jacob Zuma e Viktor Orban, primo ministro dell’Ungheria.

La leadership degli uomini forti ha il suo lato comico. Ma ha anche aspetti chiaramente poco divertenti. In Russia, Egitto, Turchia, Ungheria e Nord Africa, l’ascesa dei leader che enfatizzano la forza sopra ogni cosa è stata associata a un’erosione della democrazia e a un assalto alla società civile.

Il gusto per la leadership dei macho si è diffuso anche in Asia, dove le tre maggiori potenze, Cina, Giappone e India, sono adesso guidate da nazionalisti carismatici che hanno considerato importante il loro approccio decisivo e la loro volontà di prendere decisioni difficili in patria mentre affrontavano stranieri oltreoceano. In ciascun caso —Xi Jinping in Cina, Shinzo Abe in Giappone e Narendra Modi in India— sostituendo leader più discreti e con una modalità di leadership più collettiva.

Quando il gioco si fa duro...

La grande domanda del 2016 sarà se il gusto per la leadership dei macho si diffonderà nelle grandi potenze occidentali. Negli ultimi anni, l’occidente ha resistito alla tendenza. Il presidente Barack Obama è un intellettuale ex professore di diritto, che preferisce una nobile retorica agli sguardi minacciosi. Angela Merkel, la cancelliera tedesca, ha un approccio cauto e discreto e viene spesso definita Mutti (mamma).

David Cameron in Gran Bretagna è troppo aristocratico e rilassato per fare qualcosa di volgare come mostrare i muscoli per la macchina fotografica. E François Hollande in Francia, piccolo e gufesco, è stato soprannominato Flanby, come un budino traballante.

Ma i segni mostrano che il 2016 potrebbe vedere l’inizio del flirt dell’occidente con uomini e donne tosti. Il primo leader nella corsa alla nomina repubblicana è stato Donald Trump, che ha reso caratteristiche la sua sfacciata autostima e l’inclinazione ad offendere.

Quasi tutti i candidati repubblicani hanno seguito l’esempio di Trump nel sostenere che Obama sia “debole” e promettendo di far tornare una forte leadership alla Casa bianca.

Per valide motivazioni di ordine storico, molti paesi dell’Europa occidentale sono piuttosto diffidenti nei confronti dei leader che basano la loro attrattiva sul carisma e sulla durezza personale. Dopo Hitler, Mussolini e Franco, il leader forte e carismatico è un modello di leadership che viene trattato con un sospetto fondato in Germania, Spagna e Italia. Ma le recenti nomine di Silvio Berlusconi a Roma e di José María Aznar hanno mostrato che nell’Europa meridionale vi sia ancora del gusto residuo per lo stile macho.

Molti in Francia bramano chiaramente un de Gaulle. Al momento, il paese sembra certamente volere una leadership più forte rispetto a quella offerta da Hollande, che ha languito nei sondaggi per molti anni. La questione della leadership francese tornerà probabilmente alla ribalta nel 2016, in quanto il paese si preparerà per un’elezione presidenziale che avrà luogo nell’anno seguente. I due favoriti nei sondaggi, Nicolas Sarkozy del centro destra e Marine le Pen dell’estrema destra hanno entrambi promesso di portare all’Eliseo un genere di leadership più deciso e radicale.

È inoltre abbastanza probabile che il 2016 sarà l’anno in cui la reputazione della Merkel finalmente precipiterà, soprattutto se sarà considerata avere gestito male la crisi dei rifugiati e dei migranti. Eppure la Merkel, col suo modo di fare tranquillo, sembra aver eliminato la maggior parte dei suoi plausibili rivali per la leadership del suo partito e del suo paese.

Molto dipenderà dalla situazione economica e sociale nella politica Europea. Un’altra serie di problemi per l’euro, una ripresa economica debole e i continui flussi di rifugiati e migranti provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa potrebbero intensificare il senso di crisi.

Finora, i principali beneficiari delle accresciute preoccupazioni degli elettori europei sono stati i partiti estremisti di destra e sinistra. Ma la reazione naturale dei principali leader all’ascesa dei partiti populisti tende a coinvolgere l’adozione di alcune delle loro politiche e di elementi dei loro comportamenti politici. I leader europei, che sono spesso fautori della politica americana, osserveranno attentamente le elezioni presidenziali americane per vedere quale genere di politica funzioni sull’altra sponda dell’Atlantico.

Il risultato potrebbe ben mostrare che il 2016 sarà l’anno in cui lo stile macho ritornerà nella politica occidentale.

Perfavore descrivi l'errore
Chiudere