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Renault rivive l’incubo di Volkswagen.

Il 7 gennaio scorso investigatori del servizio antifrode francese hanno sequestrato i computer di alcune sedi Renault, nell'ambito perquisizioni tenute allo scopo di indagare su presunte indagare riguardo possibili irregolarità nei meccanismi delle emissioni delle vetture della casa automobilistica, in un'operazione che ricorda da vicino lo scandalo Volkswagen.

La frode riguarderebbe “omologazione e messa a punto dei controlli motori”, riferiscono fonti sindacali.

A seguito delle indiscrezioni il titolo Renault è crollato a picco: attorno alle 12,30 della giornata di ieri, Renault ha perso il 20,25%, a 69 euro, dopo aver toccato un minimo di 67,570 euro.

Nel finale è riuscito ha dimezzare le perdite: cedendo a Parigi il 10,2% a 77,75 euro.

Royal: “Superato il limite di emissioni”

Il gruppo Renault si è comunque difeso dicendo che non vi è alcuna prova la presenza di un software che inganni i test nei suoi veicoli, a seguito dei test condotti dal Direttorio Generale per l’Energia e il Clima.

Una conferma è arrivata dal ministro dell’ambiente Segolene Royal. Non è stata riscontrato alcuna frode o software che trucchi i risultati dei test, ma solo sforamenti dei limiti concessi per le emissioni.

La casa automobilistica, oltre a negare alcuna manipolazione nei suoi modelli, ha aggiunto che saranno presentati dei rapporti contenenti studi “supplementari” e che “valideranno i primi elementi dell’analisi” di una commissione tecnica indipendente.

La Royal ha aggiunto che i rapporti non sono collegati alle indagini.

Emmanuel Macron, ministro dell’Economia, ha dichiarato:

“La situazione di Renault non e' in alcun modo paragonabile a quella di Volkswagen e mantengo la fiducia nel gruppo Renault, di cui lo Stato Francese è il principale propietario, con il possesso del 19,7 delle azioni”

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