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Rifugiati siriani morenti sulle spiagge europee, momenti di terrore per le strade di Parigi, la crescente ondata di nazionalismo che mette in dubbio se l’Unione Europea resterà unita o meno: sono state queste le immagini dell’Europa nel 2015.

Il nuovo anno minaccia di diventare una ripetizione di quello vecchio, con la crisi migratoria che entra in una nuova fase di tensione, l’apertura delle frontiere interne sotto assedio, la Gran Bretagna che si dirige potenzialmente verso un’uscita dall’UE e un’esitante Germania forzata, ancora una volta, ad agire a protezione della politica e dell’economia.

Philippe Moreau-Defarges, ricercatore presso l’Institut français des relations internationales di Parigi ha dichiarato:

“È stato un anno difficile per l’UE, ma le potenziali crisi per l’Unione restano incalcolabili. Il populismo ha mostrato il suo lato più virulento nell’Europa orientale, ma non si limita all’oriente”.

Mentre ribolle la guerra civile siriana, la principale imponderabile – messa in evidenza quando Bruxelles, capitale amministrativa dei 28 stati dell’UE, è tornata in allerta per dei possibili atti di terrorismo nel nuovo anno – sarebbe un altro attacco sulla scala dell’uccisione delle 130 persone a Parigi nel mese di novembre ad opera dei sostenitori dello Stato islamico.

A rendere tumultuose le condizioni commerciali vi è la posizione dell’Europa accanto alla risvegliata Russia e la breve distanza dai disordini del Medioriente, che si collega a un enigma esistenziale – l’UE o l’eurozona si frantumeranno? E la Spagna o la Gran Bretagna riusciranno a rimanere integre? Una misura di volatilità nei mercati azionari si avvicina a un culmine da quattro anni nel mese di agosto.

Le divisioni politiche e le inquietudini sociali dell’Europa contrastano con una prospettiva più favorevole per l’economia, sostenuta dai tassi d’interesse a basso costo della Banca Centrale Europea e dai prezzi bassi del petrolio. La Commissione europea prevede che l’eurozona delle 19 nazioni crescerà dell’1,8% nel 2016, in ritardo rispetto agli USA per il quinto anno di fila, ma con la migliore prestazione dell’Europa dal 2010.

“Ciò che sta muovendo molto di più i mercati è la politica monetaria e la BCE ha lasciato la porta aperta per ulteriori stimoli. Ciò ha dato alle persone una forte speranza che questa fornirà supporto ai mercati” ha riferito a Bloomberg Television Gemma Godfrey, fondatrice e AD di Moo.la.

La Grecia, che si suppone possa essere più tranquilla quest’anno dopo un turbolento 2015, necessita ancora di fare i conti con le revisioni economiche impopolari richieste dal suo accordo di salvataggio, come la riforma della tassazione sui redditi e le pensioni.

La sinistra europea ha avuto un brutto anno, con la migrazione e il terrorismo che hanno portato un cambiamento delle mentalità verso destra. Il partito greco anti austerità Syriza ha ceduto alle linee politiche della Germania in seguito alla minaccia di espulsione dall’euro e un movimento spagnolo affine non è riuscito a salire al potere in una votazione di dicembre, sebbene si sia posizionato terzo al suo primo tentativo.

Una precoce competizione per le elezioni presidenziali del 2017 in Francia è alla mercé di Marine Le Pen, la cui miscela di nazionalismo anti straniero e anti euro con benevolenza per gli economicamente oppressi ha reso il suo Fronte Nazionale il più votato nel primo turno dello scrutinio regionale di dicembre. Un’alleanza di convenienza dei partiti di maggioranza e un’affluenza maggiore hanno fatto arretrare i suoi candidati durante il secondo turno, ma un segnale è stato definito.

La sfida della Merkel

La stessa diffidenza nei confronti degli immigrati e il senso di tradimento da parte delle istituzioni ha fatto salire al potere in Polonia il partito Diritto e Giustizia, ponendo fine a una fase di affidabilità europeista nel paese più grande dell’Europa orientale e allineandolo con la lamentosa Ungheria del Primo ministro Viktor Orban.

La propaganda anti-immigrazione ai confini dell’Europa si aggiunge agli sforzi delle società nel mezzo – principalmente Germania, Austria e Svezia – che spalancano le loro frontiere ai nuovi arrivati perlopiù musulmani con l’obiettivo, infine, di suddividerli per tutta l’Europa in modo equo.

Finora, tuttavia, l’UE ha rialloggiato soltanto 266 rifugiati rispetto ai 160.000 pianificati – un traguardo giuridicamente riconosciuto che, a sua volta, è minuscolo rispetto al milione e più che si è riversato in Europa nel 2015. L’UE prevede che ne arriveranno altri 2 milioni entro la fine del 2017. Il punto di rottura potrebbe arrivare all’inizio della primavera, quando le condizioni metereologiche più favorevoli convinceranno più rifugiati e porteranno più tensione nel sistema nazionale di mobilità senza passaporto del blocco.

Non sono mancate le previsioni nefaste sul destino dell’Europa. Uno dei principali dispensatori è stato il Primo ministro italiano Matteo Renzi, che ha affermato a fine dicembre: "L'Europa può esplodere? Sì, ma non sulle questioni economiche". La prerogativa di Renzi è, tuttavia, economica: vuole categorizzare più spese pubbliche come “investimenti”, allentando la pressione dell’UE sull’Italia affinché riduca il suo deficit di bilancio.

Molti al di fuori dell’Europa vedono la cancelliera tedesca Angela Merkel come “La signora aggiustatutto”. La rivista Time l’ha nominata “Persona dell’anno”, ma il rifiuto della Merkel di fissare un limite massimo per i rifugiati che entrano in Germania ha scatenato la prima grave resa dei conti all’interno del partito per la sua autorità sul cancellierato.

“La sua leadership è più a rischio adesso che in qualsiasi altro periodo del decennio in cui ha guidato la Germania” ha dichiarato a Bloomberg Television Tina Fordham, analista politico di Citigroup Inc. “È difficile pensare a un altro leader, tedesco o meno, che possa realmente guidare l’Europa nel modo in cui lo fa la Merkel”.

Referendum britannico

Dall’altra parte della Manica, gli oppositori britannici dell’UE vedono la mediocre economia del continente, i confini deboli e la vulnerabilità al terrorismo come giustificazione per tirarsi fuori dal blocco in un referendum che il Primo ministro David Cameron pianifica entro il 2017.

Per il Regno Unito, l’evento decisivo del 2016 sarà il vertice dei leader dell’UE che avverrà a Bruxelles il 18 e 19 febbraio. Cameron spera di andar via con nuove norme riguardanti l’adesione della Gran Bretagna all’Unione Europea, così che possa condurre una campagna per far sì che il Regno Unito vi rimanga. La richiesta della Gran Bretagna del diritto di fissare un tetto per le prestazioni sociali per i lavoratori provenienti da altri paesi dell’UE sarà lo scoglio principale.

O forse la data chiave sarà in seguito. “Non si tratta di scadenze artificiose, termini e tutto il resto”, ha dichiarato Cameron al vertice di dicembre. “C’è un sacco di tempo per far adottare la sostanza di cui il popolo britannico ha bisogno”.

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