Сергей Гунеев/ТАСС
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Dopo il crollo del Su-24, la probabilità della creazione su vasta scala di una coalizione contro lo Stato Islamico è bassa come non mai.

Quando la Turchia ha abbattuto un caccia russo avvisato di trovarsi al di fuori del suo spazio aereo, le ripercussioni hanno minacciato di distruggere le possibilità per qualsiasi grande coalizione di potenze internazionali di cambiare il corso dei disordini in Siria, almeno per adesso.

L’incidente mortale nei cieli di martedì ha subito inasprito e complicato quella che era già stata un’impresa estremamente complessa – il cercare di colmare i divari e di riunire avversari storici per stringere un patto al fine di combattere il loro nemico comune, lo Stato Islamico.

La lite aerea turco-russa ha velocemente irrigidito le posizioni assunte da tutte le parti. Mentre gli USA e l’alleata Francia si sono trincerati nelle loro posizioni sulle richieste di risolvere il conflitto siriano, la Russia e l’alleato Iran si sono attenuti alle proprie.

Ad aggravare il conflitto è stato uno scontro verbale, con il presidente russo Vladimir Putin che ha avanzato accuse secondo le quali la Turchia, alleata degli USA e della Francia, finanzi il terrorismo – accuse ampiamente diffuse dalla televisione russa durante tutta la giornata.

Nel conflitto, il presidente Barack Obama e il presidente francese François Hollande hanno presentato un fronte unito, parlando alla Casa bianca nella giornata di martedì, dopo il loro primo incontro dagli attacchi di Parigi. Entrambi hanno delineato dei cambiamenti affermando che la Russia dovrebbe rivedere la sua strategia militare in Siria e la sua posizione su una risoluzione politica del conflitto prima che la colazione guidata dagli USA, che include la Turchia, cooperi con Mosca nella lotta contro lo Stato islamico.

Le richieste avanzate dal leader statunitense e da quello francese – tra cui la questione chiave riguardante il futuro del presidente siriano Bashar al-Assad, che la Russia supporta, hanno adesso gettato le basi per un teso incontro tra Hollande e Putin fissato per giovedì.

L’abbattimento del jet russo ridisegnerà probabilmente le linee d’impegno in Siria e colpirà la percezione della Russia riguardante l’intervento del paese, affermano gli analisti.

“La missione di Hollande era quella di raggiungere una sorta di coordinamento con la Russia” ha dichiarato Alexei Makarkin, vicedirettore presso il Center for Political Technologies.

“Adesso è assai dubbio che sia possibile coordinare delle azioni. Il massimo di cui si potrà discutere adesso è evitare di spararsi l’un l’altro”.

La visita di Hollande a Mosca di questa settimana doveva essere un momento culminante per il piano di Putin di portare ulteriori paesi all’interno della sua organizzazione antiterroristica, insieme a qualsiasi potenziale ravvicinamento con l’Occidente in seguito all’isolamento rispetto al suo intervento in Ucraina e all’annessione della Crimea.

Tuttavia Obama, dopo aver espresso una nuova apertura al coordinamento con la Russia dal suo incontro con Putin della scorsa settimana in Turchia, nella giornata di martedì ha richiesto di isolarlo.

“In questo momento la Russia è una coalizione di due stati – l’Iran e la Russia, che supportano Assad. Noi possediamo una colazione mondiale organizzata. La Russia ne è separata”.

Allo stesso tempo, il leader americano e quello francese hanno cercato di dimostrare una cooperazione rafforzata nella loro coalizione.

Ha dichiarato Hollande:

“Prendendo di mira la Francia, i terroristi stavano prendendo di mira il mondo”.

La tappa di Hollande a Washington era parte di un vorticoso tour internazionale per costruire “una singola, grande coalizione” di nazioni che affrontino lo Stato islamico, che aveva richiesto nella scorsa settimana.

I diplomatici francesi, tuttavia, negli ultimi giorni hanno preso le distanze dalla richiesta di Hollande di tale coalizione radicale. I funzionari di Parigi, invece, hanno parlato di “coordinamento” negli attacchi contro lo Stato islamico e hanno escluso qualsiasi centro di comando condiviso per il bombardamento di obiettivi in Siria.

Le speranze messe in piedi dalla sottile modifica avevano affievolito la possibilità, anche prima che il caccia russo venisse abbattuto, che gli attacchi di Parigi sarebbero diventati il catalizzatore per una svolta in una milizia internazionale più ampia e una cooperazione politica.

Hollande è sembrato voler rassicurare la Casa Bianca che in seguito agli attacchi di Parigi costui non abbia alterato la campagna militare contro lo Stato islamico, oltre ad attenersi alla posizione della Francia secondo cui Assad debba andarsene.

“Non riusciamo a immaginare i siriani che si ricongiungono e si raccolgono intorno a un leader che è responsabile di più di 300.000 morti in pochi anni” ha dichiarato Hollande, aggiungendo che una risoluzione politica “dovrebbe portare all’uscita di Assad”.

Obama ha ampliato la sua visione di quel che costituisce l’uscita di Assad, mostrando semplicemente che la sua “scelta di non partecipare” ad un’altra elezione sarebbe sufficiente per gli USA per concordare una risoluzione politica al conflitto siriano.

Nel frattempo Putin, che lunedì si trovava a Teheran, ha riconfermato il suo supporto ad Assad.

Le divergenze tra chi si chiede se Assad debba rimanere al potere – e, se così fosse, per quanto a lungo – si sono rivelate essere il principale ostacolo non solo per una risoluzione politica in fase di negoziazione a Vienna, ma anche per un’ampia colazione politica che includerebbe la Russia.

Obama ha mostrato di essere dalla parte Turchia e ha affermato che l’abbattimento del jet russo è stata un’ulteriore prova contro la strategia di Putin in Siria di prendere di mira tutti gli oppositori di Assad, piuttosto che il solo Stato Islamico.

Secondo Obama:

“Questo indica un problema costante con le operazioni russe, in quanto stanno operando molto vicine a un confine turco e stanno cercando un’opposizione moderata che sia supportata non solo dalla Turchia, ma da una vasta gamma di paesi”.

Hollande ha affermato che ciò “significa che dobbiamo trovare una soluzione alla crisi siriana, perché è possibile vedere quali siano i rischi altrimenti”.

Nella giornata di martedì, il leader russo ha accusato la Turchia di finanziare lo Stato islamico tramite gli acquisti di petrolio che potrebbero ammontare a centinaia di milioni di dollari.

Così a dichiarato Putin sulla televisione di stato russa:

“Tempo fa abbiamo appurato il fatto che un grande quantitativo di petrolio e di suoi derivati entri in Turchia da territori conquistati dallo Stato islamico e ciò rappresenta un grosso finanziamento per il gruppo”.

I notiziari dello stato russo hanno enfatizzato l’accusa. “Molti esperti affermano che la Turchia abbia supportato gli estremisti per lungo tempo, in un modo o in un altro”, così iniziava uno degli spezzoni trasmessi da First Channel.

Sembra essere certo che gli scambi abbiano avvelenato qualsiasi possibilità di una singola coalizione, con gli USA che si rifiutano di abbandonare l’alleata Turchia, mentre Putin rende impensabile qualsiasi alleanza che includa Ankara.

Il ministro degli esteri Sergei Lavrov ha dichiarato di aver cancellato il suo viaggio a Istanbul di mercoledì, dove aveva programmato di incontrarsi con la sua controparte turca.

Putin non ha delineato misure di rivalsa, ma gli analisti hanno dichiarato che ci sia da aspettarsi qualche provvedimento.

Vasily Kashin, analista presso CAST, think tank di difesa con base a Mosca, ha riferito che i caccia russi potrebbero rivolgere sempre più le loro attenzioni ai gruppi ribelli siriani supportati dalla Turchia, inclusi i turkmeni.

“Nessuno attaccherà una nazione Nato e una potenza militare significativa, ma i negoziati relativi al futuro della Siria e ai miliardi di dollari nei rapporti commerciali avranno probabilmente delle conseguenze”, ha dichiarato Kashin.

La Turchia è il principale cliente per l’energia russa e una destinazione popolare per i vacanzieri russi.

Kashin ha infine aggiunto: “Probabilmente la Russia svilupperà le proprie attività in un modo che colpirà direttamente e con conseguenze negative gli interessi turchi sul territorio”.

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