I titoli del costruttore italiano di automobili sportive di lusso debuttano al di sopra del prezzo dell’IPO.
Ieri Ferrari NV ha fatto scintille, durante il primo giorno di quotazione in borsa, che ha segnato per il produttore di automobili sportive di lusso il primo passo verso l’indipendenza della società.
Le azioni sono state prezzate a 60,97 dollari l’una, un valore più alto del 17% rispetto ai 52 dollari dell’offerta pubblica iniziale che ha fruttato 893 milioni di dollari alla società madre Fiat Chrysler Automobiles NV. Le azioni hanno chiuso a 55 dollari, un aumento del 5,8%.
Circa il 9% di Ferrari è quotato, creando un effetto scarsità che sta favorendo il valore delle azioni, secondo gli investitori e gli analisti. Questi hanno tuttavia ben accolto il successo ottenuto da Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler e presidente di Ferrari, nel convincere gli investitori che, in quanto a quotazioni, Ferrari ha più in comune con i produttori di beni esclusivi come Hermès International che con quelli di vetture del segmento di lusso come BMW.
Martino De Ambroggi, un analista dell’azienda milanese Equita, ha affermato:
“Prima di oggi il grande quesito era se Ferrari dovesse essere quotata come un’azienda di lusso e la risposta che abbiamo ottenuto oggi è sì”.
Mercoledì scorso ha visto una lunga fila di Ferrari rosse di fronte alla borsa newyorchese, mentre Marchionne suonava la campanella di inizio con addosso il classico maglione nero sopra una camicia bianca, i suoi marchi di fabbrica. L’unica concessione che si è fatto per l’occasione è stata una piccola spilla di Ferrari con il cavallino nero rampante su sfondo giallo, che è divenuto il simbolo di uno dei marchi più riconoscibili al mondo.
John Elkann, presidente di Fiat Chrysler e rampollo della famiglia Agnelli, che ha fondato la Fiat oltre un secolo fa, ha affiancato Marchionne alla cerimonia di apertura, indossando un pullover rosso sotto la giacca del suo abito a tre pezzi.
Marchionne ed Elkann, la cui azienda di famiglia possiede il 29% di Fiat Chrysler, hanno avuto molto da festeggiare, dal momento che le azioni della società sono quasi raddoppiate dall’annuncio dell’IPO di Ferrari che ha sorpreso i mercati un anno fa.
Ferrari è quotata a Wall Street sotto la sigla RACE, la seconda scelta di Marchionne dopo la non disponibile RED, il colore più associato alle auto da corsa Ferrari.
Le fluttuazioni di Ferrari potrebbero salire di un punto percentuale fino al 10%, se le banche d’affari che hanno guidato l’IPO decideranno di vendere azioni aggiuntive nel corso del prossimo mese. Fiat Chrysler detiene ancora l’80% di Ferrari, mentre il 10% è di proprietà di Piero Ferrari, figlio del fondatore dell’azienda.
Fiat Chrysler intende cedere agli azionisti il rimanente pacchetto azionario in Ferrari all’inizio dell’anno prossimo, una mossa che incrementerà sensibilmente il numero di azioni quotate in borsa.
Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler e presidente di Ferrari, suona la campanella di apertura a New York.
Con il completamento dell’IPO di Ferrari e la cessione imminente, è probabile che Marchionne si dedichi con maggior zelo alla ricerca di un partner per Fiat Chrysler. Il dirigente, che ha additato la General Motors quale potenziale partner preferito, ha ripetuto mercoledì che il settore deve consolidarsi per essere più pronto ad affrontare gli alti costi che lo sviluppo di nuove vetture comporta.
Dalla quotazione e cessione di Ferrari Fiat Chrysler ha ottenuto nuova liquidità, denaro che verrà usato per abbassare il debito o per finanziare un ambizioso piano di investimenti quinquennale di 48 miliardi di dollari, che include l’introduzione di diverse dozzine di nuovi modelli nel gruppo, che oltre a Ferrari, comprende Chrysler, Jeep, Ram Trucks, Fiat e Alfa Romeo.
Se le manovre di Marchionne, descritto da molti ex colleghi come una figura più simile a un banchiere finanziario che a un dirigente del settore automobilistico, hanno aumentato il debito di Ferrari a 2,3 miliardi dai 510 milioni della fine dell’anno scorso, gli analisti affermano che si tratta di un debito sostenibile.
De Ambroggi ha affermato che il debito non comprometterà i futuri investimenti per lo sviluppo di nuovi modelli o la capacità di Ferrari di pagare piccoli dividenti negli anni a venire.
Per Fiat Chrysler, le cui quotazioni hanno subito un calo mercoledì, è più difficile prevedere l’effetto a lungo termine della perdita di Ferrari.
Emmanuel Bulle, un dirigente senior di Fitch Ratings ha dichiarato:
“Da un lato, questo flusso di denaro diminuirà il debito netto e la leva finanziaria - un aspetto certamente positivo – ma d’altra parte FCA non beneficerà più in futuro dei costanti e solidi profitti di Ferrari”.
Ferrari ha costruito il prestigio del suo marchio intorno a una produzione annuale limitata, che ha raggiunto una media di circa 7.000 veicoli negli ultimi anni. Nel suo prospetto IPO, Ferrari ha dichiarato che negli anni a venire aumenterà la produzione fino a raggiungere le 9.000 unità nel 2019.
“Dobbiamo crescere sul fronte della domanda prima di ampliare l’offerta”, ha affermato Marchionne a un intervista della CNBC. “Sarà una bella sfida”.
L’anno scorso Marchionne ha dichiarato che Ferrari potrebbe aumentare la produzione fino a 10.000 unità all’anno senza danneggiare la sua immagine di uno dei produttori di automobili più esclusive del mondo. L’intenzione è quella di incrementare le vendite in mercati come la Cina, pur mantenendole stabili in mercati più maturi come gli Stati Uniti e l’Europa, dove i compratori rimangono spesso in lista d’attesa per un anno prima di prendere possesso di una vettura.