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Volkswagen sta andando incontro a multe astronomiche, la sua reputazione è a pezzi e adesso l’amministratore delegato Martin Winterkorn si è dimesso.

La compagnia ha truccato i test sulle emissioni diesel negli Stati Uniti per sette anni.

Lo ha fatto tramite un software intelligente che era in grado di riconoscere quando era stato fatto il test e di ridurre le emissioni nocive, in modo che le macchine sembrassero rispettare i requisiti, quando in realtà non era così.

Volkswagen è stata scoperta grazie a ricerche indipendenti condotte da un’organizzazione che lotta contro l’inquinamento atmosferico, l’International Council on Clean Transportation, che ha condotto dei test sulle macchine perché le ritenevano un grandioso esempio di come il diesel possa essere un carburante pulito.

Ecco un resoconto su cosa e quando è successo

Nel 2008 entrano in vigore norme sulle emissioni più severe

La maggior parte dei produttori di macchine utilizza un sistema di iniezione urea, spesso chiamato AdBlue, che fa uso di un catalizzatore chimico per assicurarsi che il carburante incombusto non finisca nel tubo di scappamento. Ma Volkswagen dichiara di poter rispettare le norme senza il sistema AdBlue su molte delle sue auto.

Nel 2013, l’International Council on Clean Transportation fa squadra con la West Virginia University per uno studio sulle machine diesel di Volkswagen

La nuova Volkswagen Passat durante la sua presentazione di lunedì a Brooklyn.

“Non avevamo alcun sospetto” ha affermato John German dell’ICCT in un’intervista con Bloomberg. “Pensavamo che i veicoli fossero in regola”.

Lo studio è condotto su tre macchine, una Volkswagen Jetta del 2012 - una Passat del 2013 e un suv BMW X5, in condizioni reali, sia in laboratorio che all’aperto, e rivela enormi differenze nella quantità di emissioni nocive.

L’ICCT ne testa una su circa 4000 km di autostrada, guidando tra lo stato della California e quello di Washington.

Lo studio svela che la Jetta supera il tetto massimo di protossido di azoto da 15 a 35 volte, e la Passat oltrepassa il tetto di emissioni da 5 a 20 volte. La BMW, invece, rispetta tutti gli standard sotto condizioni di guida normali.

Nel 2014 i due gruppi allertano la California Air Resources Board e l’Agenzia per la protezione dell’ambiente

L’EPA e la CARB mostrano le scoperte a Volkswagen. Questa risponde che lo studio non è corretto, dando la colpa dei risultati a “vari problemi tecnici”.

La compagnia contesta i risultati dei test, “menzionando vari problemi tecnici”, ma esegue un volontario richiamo di circa 500,000 auto nel dicembre 2014 per installare la patch di un software che a suo dire avrebbe risolto il problema.

Questo non avviene e la CARB e l’EPA continuano a fare pressioni per scoprire perché il sistema di diagnostica delle auto stesse non registri le alte emissioni durante le condizioni di test.

I test svelano la causa più profonda di come Volkswagen sia riuscita a far passare i test alle sue auto: il software chiamato “The switch”

Questo software è intelligente. Traccia la posizione del volante, la velocità del veicolo, quanto a lungo stia acceso il motore e la pressione barometrica. Se questi input corrispondono a quelli comunemente trovati nei controlli sui veicoli, il software riduce le emissioni nocive per far superare l’esame.

Se avverte che la macchina è stata guidata su una strada invece che in laboratorio, passa a una calibrazione separata che disattiva i controlli dello scarico.

Le persone che hanno creato questa congettura lo hanno fatto per mantenere basso il costo delle auto, ingannando i tester facendo loro credere di essere in regola anche senza il sistema AdBlue utilizzato dagli altri produttori.

Il 3 settembre Volkswagen ammette finalmente la sua strategia all’EPA e alla CARB

La compagnia si è confrontata con le autorità con le prove del software-truffa. Non avendo più giustificazioni, la compagnia ammette di aver truccato i test.

Venerdì 18 settembre, l’EPA si esprime pubblicamente con le scoperte sui suoi test Volkswagen

“Utilizzare un dispositivo di manipolazione nelle auto per eludere gli standard anti-inquinamento è illegale e dannoso per la salute pubblica”, ha dichiarato Cynthia Giles, amministratrice aggiunta dell’Ufficio di esecuzione e garanzia della conformità. La multa per le violazioni potrebbe ammontare a 37,000 dollari per veicolo, per un totale di più di 18 miliardi di dollari (11,8 miliardi di sterline). Anche il Dipartimento della Giustizia americano e le autorità tedesche hanno iniziato le loro indagini.

Quando il lunedì successivo aprono i mercati, le azioni Volkswagen precipitano più del 20%

Volkswagen vive il suo più grosso calo in un solo giorno da sei anni a questa parte, in quanto l’enorme potenziale multa spaventa gli investitori. L’amministratore delegato Martin Winterkorn si scusa pubblicamente, affermando: “Sono profondamente dispiaciuto di aver tradito la fiducia dei nostri clienti e del pubblico”.

Il giorno seguente, Volkswagen ammette che la truffa sulle emissioni è ancora più estesa, annunciando che potrebbe interessare 11 milioni di macchine

Ancora una volta, le azioni crollano, e viene rimosso un ulteriore 20% al valore della compagnia.
Volkswagen ha emesso un profit warning mettendo da parte 6,5 miliardi di dollari (4,7 miliardi di sterline) per “coprire le necessarie misure di servizio e altri tentativi di riottenere la fiducia dei nostri clienti”. Ha inoltre aggiunto: “Le discrepanze si riferiscono a veicoli con motori Type EA 189, che coinvolgono 11 milioni di veicoli in tutto il mondo”.

L’amministratore delegato Volkswagen Martin Winterkorn fa la sua comparsa in un video in cui dichiara che resterà presso la compagnia, in risposta a rapporti contrari della stampa tedesca

La dichiarazione giunge in seguito all’inchiesta del quotidiano tedesco Tagesspiegel, secondo cui Winterkorn avrebbe dovuto essere sostituito dall’amministratore delegato Porsche Matthias Müller. L’inchiesta del Tagesspiegel nomina fonti vicine all’organismo di vigilanza della società, che questa settimana sta avendo discussioni cruciali su come poter rispondere allo scandalo.

Un giorno dopo, l’organismo di vigilanza Volkswagen ha annunciato le dimissioni di Winterkorn

L’amministratore delegato Martin Winterkorn.

Le macchine a diesel di Volkswagen potrebbero essere responsabili di un milione di tonnellate di aria inquinata nel mondo

Secondo le analisi di The Guardian, le 11 milioni di macchine interessate nel mondo potrebbero avere emesso la stessa quantità di inquinamento di tutte le centrali elettriche, dei veicoli, dell’industria e dell’agricoltura dell’intero Regno Unito messa insieme ogni anno - 948,691 tonnellate di protossido di azoto.

I calcoli mostrano che le 482.000 macchine americane originariamente non conformi hanno emesso tra le 10.392 e le 41.571 tonnellate annuali di protossido di azoto a un chilometraggio americano standard.

Gli standard della EPA avrebbero permesso 1.039 tonnellate.

Lo scandalo Volkswagen sta colpendo l’industria automobilistica mondiale

Le compagnie di automobili sono tra le più grandi imprese sull’indice Nikkei e l’intero indice sta colando a picco dopo la giornata di pausa di ieri, fino a toccare - 2,3%. Le azioni del gigante tedesco nell’industria automobilistica Volkswagen hanno perso circa un terzo del loro valore questa settimana.

Le azioni nel resto dell’Asia danno perlopiù valore positivo, con l’ASX in aumento di circa l’1% e lo Shanghai Composite su dello 0,8%.

Le conseguenze generali dello scandalo sono difficili da stimare, ma il suo significato per l'economia tedesca non viene sottovalutato. Questo è il parere espresso dall’analista di Forex Club GC, Allen Afanasyev:

"Tanto per cominciare, parliamo dell'industria automobilistica di questo Paese - si tratta del settore più grande, che nel 2014 ha portato circa il 20% dei ricavi industriali. Inoltre, lo stesso anno, ha aggiunto circa il 2,7% del PIL. Circa il 20% delle esportazioni tedesche sono rappresentate automobili e pezzi di ricambio."

Volkswagen è il più grande produttore di automobili del paese, così come la più grande azienda in Germania, secondo la valutazione Forbes.

Il gruppo ha dato lavoro a 600mila dipendenti in tutto il mondo, e circa 300mila nel loro paese. Secondo gli esperti, nel migliore dei casi, nella situazione attuale un declino consistente della produzione di vetture diesel priverà la Germania dello 0,2% del suo PIL.

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