Progetto speciale in collaborazione con il prime broker EXANTE.
Su TradingView.com il nostro interlocutore Dhanji Varasani è considerato un esperto rinomato nel trading delle azioni e opzioni. Gode un esperienza notevole di negoziare sul Forex. Maria Goncharova (EXANTE) gli ha chiesto di raccontare come si può guadagnare su Forex e con i bitcoin.
- Dhanji, da quanto tempo opera al mercato valori? Come ha cominciato?
- Nell'ambiente in cui sono stato educato le operazioni di titoli venivano considerati quasì come giochi d'azzardo. Quindi, non dovevo occuparmene affatto. Quando ho conseguito la maturità nel 1970, l'economia era in recessione e tutti parlavano del calo del mercato azionario. La seguente crisi del mercato mobiliare è accaduta nel 1987. Da giovane, ho sempre sentito parlare di problemi economici. Per questo, il fatto che sono diventato trader per me stesso è un enigma.
Forse, sono stato ispirato dalla storia secondo cui uno dei membri della nostra famiglia negoziava azioni a Londra. Però, aveva una lontana idea del trading e contava di più su giornali e consigli di broker. Era più grande di età, e ho pensato che fosse un segno che anch'io dovevo provarci. Purtroppo, la mia prima operazione era fallita e poco dopo ho smesso di operare.
L'altra volta che ho deciso di investire in titoli fu alcuni anni dopo, quando all'inizio degli anni novanta il governo Margaret Thatcher ha introdotto le obbligazioni con il tasso d'interesse fluttuante. Erano interessanti per il non richiedere un gran capitale iniziale, si poteva acquistare un poco di titoli e pagarli solo in parte. Quegli investimenti hanno reso bene. Mentre scoprivo il mercato immobiliare, ho capito che i giornali e i consigli dei broker non bastavano per fare soldi. Allora ho cominciato a leggere i libri sul trading, a frequentare i seminari e cercavo di informarmi il più possibile sulla negoziazione in borsa. Ho saputo molte nuove cose, imparato a lavorare con grafici e per la prima volta mi sono deciso a investire una grande somma. Era all'inizio del 1997 e un anno dopo i miei investimenti hanno reso bene. Così ho cominciato a fare trading. Più guadagnavo, piu comprendevo che avevo tanto da imparare per essere un trader di successo.
- Ha detto che aveva investito una grande somma nel 1997. In che titoli?
- Come lei sa, dalla fine del 1997 al 1998 cresceva la bolla speculativa delle dot-com. Per investirci non era necessario avere delle conoscenze speciali o pratica di trader, e le mie competenze mi sono bastate per capire che quello ambito si sarebbe sviluppato. In parte, ho guadagnato grazie al fatto che mi sono trovato al momento giusto nel posto giusto, e in parte, grazie all'abilità di analizzare i grafici. C'erano delle azioni che pagavo 80 centesimi e che poi costavano 20 sterline. Il prezzo di alcuni titoli di circa 5 sterline saliva di 5 sterline al giorno! Allora il successo delle dot-com era la realtà, non belle parole. Nello stesso tempo, facevo già il consulente finanziario e sapevo che ci sono dei processi che crescono in modo esponenziale, ma poi finiscono male. Allora ero prudente. Il successo iniziale al mercato finanziario mi ha convinto che non si può contare su niente tranne le proprie conoscenze e l'analisi tecnica, proprio quelli ultimi sono stati alla base della riuscita dei miei investimenti ulteriori.
- Da quanto posso capire, prima lei si occupava anche dell'analisi fondamentale, ma allora riconosce solo quella tecnica. È vero?
- Era sempra una domanda importante per me. Le tendenze fondamentali sono molto rilevanti e non se ne può fare a meno. Però, ce ne sono tante e si contradiscono così spesso che a volte è difficile orientarsi nella pluralità di esse. La domanda prima è quali tendenze fondamentali hanno già influito il prezzo di un titolo e quali ancora no? La seconda domanda è come distinguere in quali casi ha luogo veramente una tendenza fondamentale e in quali il prezzo è influito solo dagli umori degli investitori? Per esempio, la stessa bolla speculativa delle dot-com non era legata all'analisi fondamentale ed era dovuta solo alle aspettative del mercato. È molto difficile stimare l'influenza degli umori del mercato. Ho capito che non sono tanto capace di condurre una tale analisi. Per di più, non ho l'accesso a una quantità di fonti di informazione uguale a quella dei manager dei fondi. Le informazioni disponibili per me si rivelano spesso obsolete di una settimana o anche di più. Allora ho deciso che farò, certamente, caso alle tendenze fondamentali, ma conterò per la maggior parte sull'analisi tecnica di cui mi intendo bene.
- Quali indicatori utilizza piu spesso?
- Usavo di pubblicare molti grafici riguardanti il Forex su TradingView. Sono appassionato di grafici. Nel 2012 ho cominciato a utilizzare il terminale MT4 e ci dedicavo più tempo. Dalle oscillazioni di cambio di due valute si può giudicare le economie dei due paesi, le tendenze fondamentali. Un esempio lampante sono l'Europa e gli USA. Molte cose fondamentali si vedono dal cambio USD/EUR. Mi informo sempre della situazione al mercato dei cambi poichè permette di predire le tendenze al mercato azionario. Utilizzo molti strumenti, il più spesso sui miei grafici si vede il RSI che è il più diffuso. Ricorro anche agli indicatori di momentum MACD o ADX. A proposito, MACD e RSI sono ben combinati. Certo, in alcuni casi uso altri strumenti, ma più spesso gli indicatori diversi registrano lo stesso perciò è meglio non ingombare un grafico. A volte uso anche gli indicatori di volume.
- Faccia un esempio.
- Il più semplice e diffuso è l'OBV, on-balance volume indicator. Infatti, ce ne sono tanti che non mi oriento più in essi. Trader usano centinaia di indicatori. Preferisco gli strumenti tradizionali: MACD, RSI o OBV. Anche se l'OBV è un indicatore abbastanza attendibile, può essere in ritardo lo stesso perciò è meglio usarlo per le posizioni lunghe. In generale, si deve trovare uno strumento dell'analisi tecnica adatto al compito concreto.
- Secondo quali criteri sceglie i cambi per negoziare? Potrebbe nominare i cambi più interessanti della sua esperienza?
- Di solito cerco di evitare quelli esotici a causa dello spread più largo e la liquidità più bassa. Così, opero i cambi standard, compresi quelli con dollaro, e anche i cross, per esempio, GBP/NZD, GBP/EUR, EUR/NZD. Qualche broker potrebbe nominare venti o più cambi di cui non avete sentito parlare, diciamo, 'dollaro americano/lira turca' oppure 'dollaro americano/złoty polacco'. Ma mi sembra che bastino i cambi principali. Non opero molti cambi in dollari. Per la più parte sono EUR/USD oppure GBP/USD. Il criterio di scelta è molto semplice: guardo che cambio è piu forte o debole rispetto al dollaro. Mi piace anche operare i cross, ma tendono ad essere a volte troppo imprevedibili. In altre parole, la loro volatilità è molto alta. Il grafico EUR/USD è abbastanza diretto, e sui grafici GBP/CAD o GBP/NZD si può vedere quasi un centinaia di oscillazioni del cambio in cinque minuti. In generale, 150-200 cambiamenti al giorno non sono rari per i cross. Permettano, senz'altro, di diversificare le attività, di non legare tutto al dollaro, ma richiedono un time-frame molto breve. Per alcuni il time-frame di 5-15 minuti è ammissibile, ma per me è più conveniente negoziare agli intervalli piu lunghi. Inoltre, un time-frame breve permette di seguire solo i cambiamenti insignificanti. E bisogna ricordare che se vi orientate, per esempio, alle candele e aspettate un segnale, la metà di cambiamenti di prezzo non si registrano sul grafico poiché erano successi prima. Perciò cerco sempre di tenere le posizioni più lunghi anche sui cross. Circa quindici giorni fa ho pubblicato su TradingView il grafico in merito alla lira sterlina britannica. Registra una tendenza stabile che possa continuare per alcune settimane.
La volatilità dei cambi di dollaro non è dopotutto tanto alta, e si può tenere le posizioni corte su essi. Apro spesso le posizioni per un giorno o due e non aspetto le oscillazioni ulteriori del mercato per non perdere una metà del profitto.
- Come determina lo stop-loss?
- Prima di tutto, viene determinato considerando l’entità complessiva dei mezzi sul conto. Anche se vi sbagliate, non perdete tanto. Magari guadagnerete poco, ma è meglio evitare delle perdite serie. Il livello di perdite medio del settore, considerato ammissibile, è l’1% o il 2%. Diciamo, se qualcuno ha un mille dollari sul conto, ha il diritto di perderne circa venti.
Per evitare perdite considerevoli, è meglio non aprire delle posizioni grandi, sopratutto all’inizio. L’idea non è di arricchirsi in un giorno o una settimana, ma di far aumentare gradualmente la somma sul proprio conto. E per farlo, non si deve perdere i soldi strada facendo. La minimizzazione delle perdite al momento presente dà speranza che avrete delle operazioni riuscite nel futuro.
- So che ha nel suo portafoglio tra altri strumenti finanziari anche i bitcoin. Hanno la volatilità assai alta. E ha appena detto che non le piacciono gli strumenti, il prezzo dei quali cambia alcune volte al minuto. Cosa ne dice di tale contraddizione?
- La parola ‘bitcoin’, l’ho sentita per la prima volta nel 2012. Mi hanno detto che fosse un elemento molto raro come platino o altri metalli preziosi e che fosse molto difficile procurarlo. Non avevo un idea cosa fosse. Una volta ho letto in un articolo analitico che parlava della presenza di una correlazione diretta tra il bitcoin e il mercato azionario, incluso l’S&P 500. Dopo il crollo del bitcoin nel 2013 l’autore dell’articolo si aspettava il crollo del mercato azionario.
Poco dopo, un altro mio collega mi ha detto di elaborare un grafico del bitcoin e ci ho acconsentito. Volevo occupparmene perché mi interessavo se si poteva applicare per il bitcoin il modello delle onde di Elliott. É uno dei miei strumenti più preferiti che permette di fare previsioni di molte oscillazioni del mercato. Come ha detto, il bitcoin è uno strumento a volatilità molto alta e applicarci le onde di Elliott è stato una vera sfida per me. Facevo i grafici in giugno e luglio del 2013. Si è rivelato, che il modello delle onde serve anche per il bitcoin.
In generale, il bitcoin mi fa pensare al West: ora una borsa viene attaccata di hacker, ora un account di qualcuno... Per me è il segnale diretto di stare alla larga da tutto questo. Non investirò nel bitcoin prima che sia risolto il problema della normalizzazione.
Però communico molto con i trader specializzati nei bitcoin e due colleghi su TradingView me ne hanno affidato una certa quantità. Li negozio nello stesso modo che gli altri strumenti finanziari. Non me ne occupo per guadagnare, ma per capire per quanto utile sia l’insieme dei miei strumenti dell’analisi tecnica per la cyber-moneta. Sono risultati a funzionare benissimo. Nello stesso tempo, si deve tenere in mente che il bitcoin è uno strumento ad alto rischio, è più rischioso delle azioni. E c’è davvero un legame tra la cyber-moneta e il mercato mobiliare. Un giorno investirò senz’altro nel bitcoin ma prima mi aspetto che questa classe di attività sia meglio protetta.
- Potrebbe ricordare un momento di illuminazione nella sua carriera di trader?
- All’inizio della carriera ho letto il libro ‘Conquer the Crash’ da Robert Prechter. Mi ha ispirato a studiare la teoria delle onde di Elliott. Su qualche punto non ero completamente d’accordo con l’autore, ma quel libro ha suscitato in me una sensazione speciale: ho capito che era quello l’ambito che volevo studiare avanti. Sono stato proprio ‘illuminato’.
- Cosa potrebbe consigliare ai trader principianti?
- Se volete imparare a negoziare, dovete in primo luogo imparare a fare delle previsioni a lungo termine. Se volete prosperare, non concentratevi su time-frame brevi. E non prendetevi il rischio senza capire tutti i dettagli. Un’altra cosa è che si deve sapere quale stile seguire. Alla fine del giorno vedrete voi stessi cosa rende per voi. Siamo tutti diversi. Qualcuno percepisce bene le informazioni generali, a qualcuno per prendere una decisione serve la visualizzazione: iscrizioni sulla carta o un traffico sul monitore... Infine, non vale la pena di usare un gran numero di indicatori, quando sono troppi, impediscono a sviluppare l’abilità.