Gli analisti della banca d’affari pensano che la ripresa dell’oro nero sia solo temporanea.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs il prezzo del petrolio potrebbe scendere presto sotto i 40 $ al barile, se l’Opec non prende nuovi provvedimenti e il mercato statunitense continua a registrare un eccesso di scorte.
Damien Courvalin, capo della ricerca per il comparto energetico presso Goldman Sachs, ha dichiarato in un rapporto:
“Il mercato ha perso la pazienza”.
A giugno il prezzo del greggio è calato del 20% rispetto all’inizio dell’anno. Da allora le quotazioni si sono rialzate, ma gli esperti di Goldman Sachs dubitano che non ci sarà un nuovo crollo.
Negli Stati Uniti il numero di trivelle per l’estrazione del petrolio è salito di 24 unità durante le ultime 25 settimane. Nello stesso periodo i paesi appartenenti all’Opec hanno aumentato la produzione di petrolio fino a raggiungere i massimi dell’anno, a 32,55 milioni di barili al giorno. Questo incremento si deve in larga parte a Libia e Nigeria, che non sono soggette ai limiti imposti dal cartello.
La produzione in Libia ha toccato i massimi in quattro anni e superato il milione di barili al giorno. L’Arabia Saudita ha aumentato la produzione di 90.000 barili al giorno, Angola e Emirati Arabi Uniti di 40.000 ciascuno. A questi si aggiungono i 150.000 barili al giorno nel mese di giugno prodotti dalla Guinea Equatoriale, che a maggio è divenuta il 14esimo membro dell’Opec.
Goldman Sachs ritiene che l’Opec potrebbe operare altri tagli significativi alla produzione per correggere la situazione e che “dovrebbe essere fatto nello spirito della guerra lampo, senza molti annunci”.