Il petrolio schizza in alto dopo l’attacco degli Stati Uniti in Siria
Pagina principale Notizie, Russia, USA, Siria, Petrolio

I prezzi del petrolio sono cresciuti drammaticamente sullo sfondo dell’attacco statunitense in Siria. Raggiunti i massimi in quattro settimane. Il Brent ha superato quota 56 $ al barile, prima di un leggerissimo calo. Il WTI è salito dell’1,6% a 52,50 $ al barile ed è vicino a segnare +3,8% per questa settimana.

Michael Hewson, chief markets analyst per il broker di Londra CMC Markets, ha detto che gli attacchi fanno raggiungere alla situazione geopolitica attuale un livello di complessità ulteriore. Lo scenario è complicato dal fatto che la Russia resta l’alleato più importante della Siria nel conflitto e le fornisce supporto aereo, consulenza militare e intelligence.

“I mercati in Europa rifletteranno probabilmente questa escalation con aperture più deboli e un aumento dei prezzi dell’oro, in quanto i beni rifugio attraggono i flussi di capitale”.

Durante la notte l’esercito americano ha lanciato sulla base aerea di Al-Shayrat in Siria 59 missili Tomahawk da due navi da guerra USA nel Mediterraneo.

Le autorità degli Stati Uniti ritengono che da quella base sia partito un attacco con armi chimiche nella provincia di Idlib, che ha ucciso tra le 80 e le 100 persone. La Siria è al confine con l’Iraq, il secondo più grande produttore OPEC di greggio. Scrive Interfax, riportando le parole di Ric Spooner, analista di CMC Markets a Sydney:

“La Siria non è un grande produttore di petrolio, ma la situazione attuale aumenta il rischio di inasprimento del conflitto in tutta la regione”.

A supportare il mercato del greggio sono le paure associate alla possibilità della distruzione dell’infrastruttura petrolifera nella regione.

Leggi anche:
Perfavore descrivi l'errore
Chiudere