Il giornalista britannico Jonathan Margolis parla del valore delle monetine e di chi non è ancora pronto ad abbandonarle.
Quanto valgono le monete? Non intendo letteralmente: sappiamo già, ad esempio, che una sterlina inglese vale 1,30 dollari. Ma quanto valgono in termini di tempo e sforzo?
Nell’era dello shopping online, dei pagamenti contactless e delle criptovalute, le monete spiccano come uno degli elementi più arcaici della vita moderna.
La scorsa settimana, 15 sventurati minuti al supermercato mi hanno spinto a chiedermi se persino la sterlina metallica (una delle monete con il più alto valore nominale) sia così irrilevante da doversene preoccupare.
Molti negozi britannici possiedono un sistema di deposito per i carrelli: si inserisce una sterlina, si completano le proprie spese, si ripone il carrello e si recupera la moneta. I produttori dei sistemi di bloccaggio dei carrelli affermano che lo scopo del deposito sia quello di incentivare le persone a riporre i carrelli in maniera ordinata e non a prevenire i furti. Vabbè.
La mia sterlina è rimasta incastrata in un carrello di J Sainsbury. Dopo aver trascorso circa 30 secondi tentando di ritirarla, ho chiesto aiuto ad un commesso, ma nemmeno lui è riuscita a smuoverla. Mi sentivo già uno stupido; la logica suggerisce che la riappropriazione di una monetina dovrebbe richiedere uno sforzo minimo.
Eppure, per principio – non sono sicuro di quale – mi sono messo in fila allo sportello per i clienti per riavere la mia sterlina.
È stato razionale? Ho chiesto ai miei due figli, di 35 e 28 anni, quanto a lungo avrebbero aspettato. Il più grande ha detto “all’incirca zero secondi”. La più giovane mi ha invece risposto che sarebbe rimasta “tutto il tempo necessario”, citando quel “principio” elusivo.
Ma avevano a malapena risposto alla mia domanda. Quindi, ho fatto ciò che fanno i giornalisti: ho chiamato le due persone più ricche che conosco e ho chiesto loro cosa avrebbero fatto.
Il primo era Ray Kelvin, proprietario e presidente esecutivo di Ted Baker (LSE: TED), la catena di abbigliamento mondiale, con un patrimonio netto stimato da 468 milioni di sterline.
“Avrei aspettato fino a riavere la moneta indietro, indipendentemente dal tempo necessario”, ha brontolato Kelvin. “È in parte per una questione culturale, per il modo in cui sono cresciuto. Ma è anche per una questione di affidabilità e responsabilità”.
“Se un sistema è fatto per funzionare, allora deve funzionare e il negozio deve sapere se le cose non stanno così”. Si porta dietro monete, gli ho chiesto, e aspetta il resto in un negozio? “Sì” e “Assolutamente”. Kelvin ha dimostrato una delle caratteristiche mitologiche delle persone di enorme successo: una comprensione viscerale del fatto che anche i centesimi siano importanti.
Dopo, ho chiamato Duncan Bannatyne, imprenditore di un centro benessere con un patrimonio netto di 225 milioni di sterline e autore di libri, tra cui ‘How to be smart with your money’. E la sua risposta è stata questa: detto.
“Lascerei la sterlina nel carrello. Non vale il tempo che sprecherei per riaverla. Ma mi porto dietro le monete per il parcheggio e aspetto sempre di avere il resto quando sono in qualche negozio”.
Deciso più che mai, ho commissionato un sondaggio d’opinione su 1.000 cittadini britannici, bilanciati per regione, genere ed età. Attest, una startup di Londra che produce sondaggi online, me ne aveva offerto un campione.
I risultati hanno mostrato che ad attribuire un grande valore alla moneta da una sterlina sia stata una minoranza di persone. Il 75% degli intervistati avrebbe speso “meno di cinque minuti” per riaverla, contro il 17% di persone disposte, come Kelvin ad aspettare “tutto il tempo necessario”.
Le persone che con un reddito tra le 45.000 e le 200.000 sterline avevano il doppio delle probabilità di aspettare meno di un minuto per riavere la loro moneta; niente di strano.
Vi è chiaramente un complesso rapporto emozionale con le monete che trascende la logica, quasi come se fosse impresso dentro di noi sin dai tempi in cui seppellivamo le monete nei barattoli. È ironico che la criptovaluta più conosciuta si chiami bitcoin e che venga raffigurata come una moneta, cosa che, in quanto entità virtuale, non è affatto.
Tenendo conto che sterlina in passato è riuscita a raggiungere i 5 dollari, non stupisce che le persone più anziane venerino la moneta. Quest’anno le è stato persino dato un nuovo design luccicante ed è leggermente aumentata di diametro. Tuttavia, probabilmente smetterà di venire forgiata. Persino i conti bancari di base nel Regno Unito, quelli disponibili per i più poveri, forniscono una carta di debito contactless.
Mi dispiace, le monete meritano di vivere i loro ultimi giorni, seguite a ruota dai contanti.
Non sono nemmeno più interessanti. Fino alla decimalizzazione avvenuta nel 1971, erano abbastanza romantiche; spesso se ne trovava una con più di 100 anni e ci si chiedeva che cosa avesse vissuto. Adesso sono soltanto un peso.