Il mining di criptovalute viene spesso associato ad hardware costosi, impianti che consumano enormi quantità di energia e, infine, hacker che rubano potenza di calcolo da utenti ignari.
Niente di tutto ciò che fa pensare a un settore animato da sentimenti di altruismo, ma esiste una startup che punta a cambiare le cose in senso filantropico.
“Penso che sia importante capire che nelle nostre vite, ad un certo punto, tutti noi faremo delle raccolte fondi”, afferma Jacob Piotrowski, CEO e fondatore di Give Bytes, un progetto che è stato lanciato a marzo di quest’anno.
La sua piattaforma di crowdfunding esegue mining tramite browser per supportare una causa scelta dall’utente. Non si deve scaricare alcun software e non sono necessari plugin né estensioni. Le monete minate si basano sull’algoritmo CryptoNight (un algoritmo proof-of-work progettato per le CPU dei normali computer).
Può contribuire chiunque, indipendentemente dalla dimensione delle proprie tasche. Le uniche due cose necessarie sono una connessione a internet e il desiderio di aiutare gli altri.
L’intero procedimento è in realtà abbastanza semplice. Dalla pagina della campagna ospitata su givebytes.com è possibile effettuare una classica donazione in denaro, oppure cliccare sul pulsante “start mining”. Cliccando su quest’ultimo, la piattaforma calcolerà quanta potenza di hashing si sta donando.
Piotrowski, uno dei molti appassionati di tecnologia e fondatori di startup che hanno partecipato al Malta Blockchain Summit all’inizio del mese, ha voluto spiegarci più in dettaglio l’idea e lo sviluppo dietro a Give Bytes.
Ci parli di lei e della sua formazione.
Sono nato in Polonia, ma adesso vivo a Londra. Mi sono laureato in economia aziendale presso la Scuola di economia di Varsavia e ho conseguito una seconda laurea in gestione sanitaria in Giappone.
Opero nel settore della blockchain da due anni e mezzo e sono molto affascinato dalle soluzioni che questa tecnologia può offrirci. E non soltanto dal punto di vista finanziario, come le criptovalute.
Essendo un appassionato delle soluzioni autonome e decentralizzate, apprezzo davvero molto il fatto che stia diventando sempre più semplice usare gli smart contract per diverse cose.
E ritengo che la tecnologia della blockchain contribuirà a ridurre le disuguaglianze tra le persone più ricche e quelle più povere. Grazie alla blockchain possiamo aiutare le persone che vivono in paesi in cui non hanno privilegi, né accessi ai servizi bancari.
Cosa l’ha spinta ad avviare il suo progetto?
La lampadina mi si è accesa quando ho letto un articolo a proposito di alcuni hacker che avevano eseguito degli Javascript malevoli su un sito di informazione. Ogni volta che qualcuno leggeva quegli articoli e usufruiva dei contenuti, questo sito sfruttava la potenza di calcolo dell’utente, senza che quest’ultimo ne fosse a conoscenza.
E ho pensato: “Tutto ciò è immorale. È illegale. Amo questa tecnologia! Devo usarla per qualcosa di buono!”.
Un approccio alternativo al cryptojacking, per così dire…
Esattamente. Se si permette alle persone di decidere e se queste acconsentono a dare via e a donare la loro potenza di calcolo per una causa che scelgono, allora va bene. Si fa qualcosa con il consenso dell’utente e si contribuisce a qualcosa di buono. È stato in quel momento che è nato Give Bytes.
Come ha fatto ad ampliare questa idea?
Beh, tutti noi tendiamo comunque a trascorrere molto tempo davanti ai computer. Vogliamo creare una soluzione che utilizzi l’eccedenza inutilizzata della vostra potenza di calcolo.
Con Give Bytes, quando iniziate a minare, avete un meccanismo di controllo che vi permette di decidere la percentuale della vostra CPU che volete donare.
Il più delle volte, utilizzate probabilmente soltanto il 10-30% della vostra CPU. E ogni volta che le operazioni della vostra CPU raggiungono l’apice e superano il limite da voi impostato, il mining si mette in pausa; in questo modo, Give Bytes non rallenterà mai nessuna delle vostre operazioni.
Quali sono i progetti futuri per Give Bytes?
Finora siamo riusciti a definire la tabella di marcia, attenendoci agli obiettivi prefissati e consegnando l’MVP (Minimum Viable Product) nel mese di settembre.
Attualmente stiamo pianificando di creare una soluzione basata su smart contract che renda possibile uniformare le donazioni di ciascun individuo con il denaro proveniente dalle imprese.
Tale soluzione attingerà dai fondi aziendali e uniformerà le donazioni provenienti da bilanci societari. Quindi, da una parte ridistribuirà le ricchezze delle grandi società e dall’altra incentiverà le aziende ad accettare i programmi CSR (Corporate Social Responsibility).
La beneficenza e la CSR sono gli unici settori contemplati dalla vostra società?
Viviamo in un’epoca in cui molti giovani hanno delle grandi idee. Ci stiamo lentamente allontanando dal modello societario tradizionale in cui si lavora dalle 9 alle 17. Sempre più persone diventano imprenditori e vanno in cerca di modi per usare internet allo scopo di realizzare qualcosa e di creare valore. E, ad un certo punto, dovranno affrontare la sfida della raccolta di fondi. Dovranno lanciare le loro idee. Dovranno raccontare le loro storie.