In un teatro restaurato del 17esimo secolo nella sua città natale, il primo ministro italiano questa settimana ha lanciato la più grossa scommessa della sua leadership.
Matteo Renzi ha messo in gioco la sua intera carriera politica su quello che suona un tema piuttosto impopolare - votare sì in un referendum sulla riforma della costituzione. Ma il premier 41enne di centro di sinistra ritiene di star semplicemente cambiando le regole della politica italiana, famosa per la sue legislature immobili e i governi instabili, così da costruire la ripresa economica del paese e far avanzare la sua agenda di riforme.
“È un grandissimo bivio tra l'italia che dice sì e quella che sa solo dire no” ha detto Renzi al teatro Niccolini di Firenze, la città di cui è stato sindaco, dove ha lanciato la campagna per il Sì al referendum, fissato per ottobre.
“Serve una gigantesca campagna porta a porta per chiedere se si vuole portare l’Italia a due anni fa o andare a testa alta verso il futuro”.
La riforma costituzionale ridurrà il senato e lo priverà dei suoi poteri legislativi. I sostenitori ritengono che potrebbe liberare il sistema politico italiano, noto per essere farraginoso, in quanto eliminerebbe il ping pong infinito tra le due camere del parlamento. I deputati si sono già espressi a suo favore, ma è necessario un referendum popolare dato che non ha ottenuto più dei due terzi dei voti favorevoli.
Finora sembra che il primo ministro la stia avendo vinta. Anche se il supporto nei confronti del Partito Democratico è diminuito da quanto Renzi è divento premier nel febbraio 2014, gli osservatori credono che gli italiani siano favorevoli all’idea di una semplificazione nella politica della terza maggiore economia dell’eurozona.
Le previsioni
Secondo un sondaggio condotto a fine aprile da Demopolis, un istituto di ricerca, il 58% degli italiani voterebbe Sì se il referendum fosse tenuto oggi, contro il 42% che sceglierebbe di votare contro.
Se Renzi dovesse perdere il referendum, l’impatto potrebbe essere profondamente preoccupante per l’Italia. Il suo governo finirà probabilmente con il cadere, il che potrebbe portare al potere gruppi populisti come il Movimento 5 Stelle, il principale partito di opposizione, o dare il via a un periodo di paralisi in stile spagnolo con nessun governo al governo.
Federico Santi, analista per Eurasia Group, crede che ci sia una probabilità del 75% che il risultato finale per il referendum sarà Sì, ma ha avvertito che il pubblico potrebbe cambiare idea nei prossimi mesi.
“Il voto si tiene tra sei mesi, lasciando ampio spazio a un rovesciamento da parte del supporto del pubblico. L’opposizione si è opposta a lungo alle modifiche, in viste come non democratiche e troppo favorevoli nei confronti del PD al governo e farà campagna contro la loro adozione” ha scritto Santi in un report.
“Un voto negativo sarebbe un duro colpo e getterebbe le basi per un collasso del governo molto destabilizzante.”
Le opposizioni
I partiti di opposizione stanno dipingendo la riforma proposta come una presa di potere da parte di Renzi che rimuoverebbe il controllo democratico sul potere esecutivo in Italia, specialmente da quando una riforma elettorale approvata lo scorso anno dal parlamento ha garantito seggi in più al partito di governo alla Camera.
“In ottobre abbiamo bisogno di un bellissimo No per mandare a casa questo primo ministro, che non è stato mai eletto, e riportare la democrazia”, scrive Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sulla sua pagina Facebook. Renzi è diventato il più giovane primo ministro italiano dopo aver scalzato l’ex leader Enrico Letta nel corso di una manovra di palazzo, invece di passare per le urne.
Brunetta ha anche citato un recente sondaggio Euromedia che suggerisce che il fronte del No era avanti di un piccolo margine. Eppure alcuni oppositori delle riforme stanno spingendo affinché il referendum sia diviso in diverse questioni, piuttosto che una omnicomprensiva, segno che temono di star perdendo la battaglia.
Il Movimento 5 Stelle, che ha votato contro la riforma costituzionale in parlamento, sta accusando Renzi di voler distogliere l’attenzione dalle comunali del prossimo mese, tra cui la corsa a sindaco a Roma, dove il candidato del suo partito (Roberto Giachetti) è dietro nei sondaggi.
“Dato che sa che perderà nelle grandi città, preferisce guardare avanti” dice Luigi Di Maio del M5S, che probabilmente sfiderà Renzi alle prossime elezioni nazionali a inizio 2018.
Renzi porterà la sua campagna per il referendum in tutta Italia nei mesi a venire, all’interno di teatri di una serie di città. Ha un alleato di alto profilo - Giorgio Napolitano, un peso massimo di 90 anni che l’anno scorso si è dimesso da presidente della Repubblica ma resta un senatore a vita.
“L’Italia apparirà come una democrazia incapace di riformarsi” se questo tentativo di modificare la costituzione viene represso, ha detto al Corriere della Sera questa settimana.
Ma anche Napolitano ha avvertito Renzi del rischio di fare un referendum sulla sua persona:
“Ha sbagliato a metterci un tale carico politico: se vince il Sì vince la riforma, vince l'interesse generale del Paese; non è un trofeo che Renzi possa impugnare, non è un'incoronazione personale”.